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Conoscere è riconoscere.
La volontà è involontaria.
Solo i vivi rischiano di morire.
La vita è interazione e consumo.
Cooperazione: servizio reciproco.
Dietro ogni testo c'è un contesto.
A volte è più utile disimparare che imparare.
Il paziente impaziente è un cattivo paziente.
Tante cose esistono solo nelle menti degli umani.
L'evoluzione delle specie non è finalistica, ma casuale.
Il sapere non accompagnato dal saper fare è inefficace.
Noi tendiamo a sminuire o a disprezzare ciò che non comprendiamo.
Cambiare mentalità significa anche cambiare le proprie motivazioni.
Il mondo è molto più grande e complesso di quanto possiamo immaginare.
Quando la realtà è troppo difficile da affrontare ci si rifugia nella fantasia.
Mi piacciono le persone a cui piaccio, e non mi piacciono le persone a cui non piaccio.
A volte il sapere aumenta il potere, altre volte ci rivela la nostra impotenza e ignoranza.
Prima di cominciare a cambiare una mente, bisogna sapere come è fatta e come funziona.
Se fai sentire il tuo interlocutore importante, diventi automaticamente importante per lui.
L'io cosciente e l'io inconscio si influenzano reciprocamente nel gestire i rapporti con gli altri.
Non esistono posizioni assolute (né nello spazio, né nel tempo), ma solo posizioni relative ad altre posizioni.
Mentre pensiamo, noi osserviamo ed elaboriamo differenze che causano differenze nel nostro comportamento.
Qualunque filosofia, psicologia o psicoterapia è influenzata dagli interessi personali del suo autore o praticante.
Più che difendere certe verità, l'uomo cerca di difendere la propria reputazione di persona intelligente e sapiente.
Gli esseri umani si differenziano anche per la quantità e la qualità delle domande che pongono agli altri e a se stessi.
Il narcisista non ha il senso della comunità, ovvero non si sente parte di un insieme che può anche fare a meno di lui.
Attraverso il piacere e il dolore, la natura, ovvero il programma genetico della nostra specie, ci fa fare ciò che vuole.
I gusti non sono solo gusti, ma anche comunità in cui quelli che hanno gusti simili si ritrovano e si distanziano dagli altri.
Tra le persone che rifiutano la competizione ci sono coloro che non temono di risultare perdenti e coloro che lo temono.
Ogni umano ha un bisogno irrefrenabile di interagire con altri umani. Quando non riesce a farlo realmente, lo fa con l'immaginazione.
Siccome l'imprevedibilità nel comportamento umano è inquietante, ognuno di noi cerca di essere (o almeno di sembrare) prevedibile.
È più saggia non la persona che ha più conoscenze, ma quella le cui conoscenze sono più utili al fine della soddisfazione dei bisogni propri e altrui.
Il consiglio "divide et impera" riguarda anche l'impero della conoscenza, a condizione che non ci dimentichiamo di ricombinare ciò che abbiamo diviso.
Quando due persone interagiscono, il risultato dell'interazione dipende soprattutto dalla speciale combinazione delle loro mappe cognitivo-emotivo-motive.
Chiedi a una persona come affronterebbe un certo problema o conflitto e dalla risposta ti farai un’idea della sua intelligenza, della sua cultura e della sua moralità.
Ogni cosa che facciamo serve a soddisfare uno o più bisogni. Dovremmo perciò chiederci: quali bisogni stiamo cercando di soddisfare facendo ciò che stiamo facendo?
L'uomo è l'unico animale capace di creare linguaggi simbolici. Perciò esistono tante lingue umane, mentre gli altri animali parlano una sola lingua e non hanno bisogno di apprenderla.
L'informazione è sempre reale (anche quando dice cose false o irreali). Non esiste informazione virtuale. Un'informazione è una “differenza che fa una differenza” per chi la elabora.
Se tutti parlano di una certa cosa, è impossibile non parlarne, anche solo per chiedersi perché tutti ne parlano e se sia una cosa reale o immaginaria, vera o falsa, buona o cattiva, bella o brutta.
Tra inconscio e coscienza cè competizione per l'autogoverno della persona. Di solito vince l'inconscio, semplicemente perché è il più forte e può manipolare la conscienza, mentre questa non riesce a manipolare l'inconscio.
Ci sono libri che servono solo a rassicurare il lettore circa la propria dignità sociale, specialmente per quanto riguarda le proprie opinioni, in quanto coerenti con quelle dell'autore e della maggioranza degli altri lettori-sostenitori.
Noi umani siamo talmente interdipendenti che abbiamo continuamente bisogno di contare sulla cooperazione degli altri a nostro favore. Perciò ogni segnale in tal senso ci rassicura e ci allieta, e ogni segnale contrario ci angoscia e ci rattrista.
Il valore di ogni oggetto e di ogni informazione consiste nell'uso che se ne può fare per soddisfare il bisogno d'interazione sociale. Infatti, ciò che non si può scambiare, o di cui non si può parlare con altri, non ha valore, o ha una valore negativo.
Per poter interagire con qualcuno non è possibile essere qualsiasi cosa, avere qualsiasi identità e natura, essere se stessi liberamente, ma è indispensabile avere una identità, ovvero un insieme di caratteristiche, compatibile con le aspettative e le esigenze dell'altro.
Da quando nasce a quando muore, l'uomo non fa altro che cercare il modo di soffrire di meno e godere di più, in tutte le possibili forme del dolore e del piacere. Da tale bisogno derivano tutte le sue opere, attività, comportamenti, costumi, filosofie, gusti, arti, narrazioni, ragioni ecc.
Per definizione, l'io cosciente non può conoscere l'inconscio direttamente, altrimenti quest'ultimo non sarebbe tale. Tuttavia possiamo inferire, dedurre, intuire, ipotizzare, teorizzare, qualcosa che può aiutarci a migliorare i nostri rapporti con l'inconscio e perfino a modificarlo in una certa misura.
Siamo tutti servi e padroni, sia perché ognuno deve rispondere ad altri del proprio operato, sia perché nell'interazione tra due persone ognuna fa richieste all'altra e risponde a quelle altrui, cioè ognuna dà e riceve qualcosa. Nel dare siamo servi (perché serviamo l'altro), nel ricevere padroni (perché ci serviamo dell'altro).
Oggi è tutto un patetico e a volte ridicolo "fai-da-te" intellettuale. Non solo non c'è più rispetto per le religioni (cosa che non mi dispiace) ma nemmeno per i grandi pensatori. Vige l'"uno vale uno" e tanti, anche i più ignoranti, anzi, specialmente i più ignoranti, pensano di non essere inferiori (intellettualmente) a nessuno.
Una mente serve essenzialmente a elaborare informazioni, cioè a distinguere, riconoscere e associare sensazioni, forme, idee (ovvero percezioni), e azioni. Queste ultime sono sempre reazioni (fisiche o semantiche) a qualche percezione. Quanto detto vale sia per la mente di un sistema vivente (cioè di un organismo), sia per quella di un sistema non vivente (cioè inorganico, come ad esempio un computer) con diversi gradi di complessità, sensibilità e consapevolezza.
Ognuno è influenzato dagli altri e li influenza a sua volta in misura più o meno grande. I problemi nascono quando poche persone ne influenzano tante, e quando per una persona il bilancio tra le influenze passive e quelle attive è molto sbilanciato a favore delle prime. E’ ciò che Yuval Harari chiama "irrilevanza" (sociale) dell’individuo. Quanto meno una persona è socialmente rilevante, tanto meno essa è in grado di soddisfare i propri bisogni, dal momento che la soddisfazione di questi dipende dalla reciproca cooperazione.
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