52 di 4912 aforismi scelti a caso e ordinati per lunghezza
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Non si può cambiare tutto in una volta.
Prepararsi al cambiamento è già cambiare.
Cosa posso cambiare? Cosa non posso cambiare?
Cambiare sé stessi significa spostare i propri limiti.
Chi sta male vuol cambiare, chi sta bene mantenere.
La maggioranza degli umani teme i grandi cambiamenti.
Ad ogni cambiamento sociale cambiano valori e gerarchie.
Se cambi, rischi. Se non cambi, rischi. Questo è il problema.
Per cambiare personalità occorre cambiare i propri automatismi.
Cambiare mentalità significa anche cambiare le proprie motivazioni.
La gente non vuole cambiare ed è disturbata da chi le chiede di farlo.
La vita è una dialettica tra le forze del mantenimento e quelle del cambiamento.
L'uomo ama i piccoli cambiamenti, quelli marginali, non quelli grandi, strutturali.
Quasi nessuno è disposto a cambiare ma quasi tutti vorrebbero che gli altri cambino.
Tutti vorrebbero un mondo migliore, ma ognuno aspetta che siano gli altri a cambiare.
Per cambiare (scopo della psicoterapia) bisogna superare la paura inconscia di cambiare.
Per contribuire al cambiamento della società dobbiamo cambiare prima di tutto noi stessi.
Siamo sistemi che interagiscono secondo programmi che possiamo modificare solo in parte.
Il mondo cambia (in peggio) perché la gente non cambia il suo modo di pensare e di comportarsi.
C'è un limite alla quantità di cambiamento interno ed esterno che un essere umano possa tollerare.
Ogni giorno che vivo mi trasforma, sebbene gran parte della mia mente resista ad ogni cambiamento.
Gli altri non desiderano il nostro cambiamento a meno che non sia in una direzione a loro favorevole.
Cambiare il software è molto più facile che cambiare l'hardware, a condizione che si conosca il software.
Le persone senza nemici vanno d'accordo con tutti, si adattano a tutto e non fanno nulla per cambiare il mondo.
Per qualcuno che tutta la vita ha cercato di cambiare, un grande cambiamento sarebbe decidere di non cambiare.
Noi umani abbiamo bisogno di ripetizioni e cambiamenti in un giusto dosaggio, ciascuno secondo la sua personalità.
Una delle cose più emozionanti nella vita di un umano è il cambio della sua posizione gerarchica, o l'illusione di esso.
Il cervello tende ad ignorare (cioè a non rendere cosciente e a non memorizzare) tutto ciò che e costante o ripetitivo.
Ci sono diversi modi di fare la rivoluzione. Si può fare con violenza o dolcezza, volgarità o eleganza, grossolanità o finezza.
L'uomo è attratto più dalle novità, cioè dai cambiamemnti, che dalle costanze, che generalmente ignora, trascura o dimentica.
Non cambiare nulla nel proprio comportamento significa assistere con indifferenza al disfacimento della biosfera e della società.
Per cambiare la propria mente occorre cambiare abitudini, come interagire con altre persone, leggere altri autori, fare altre cose.
Le persone si dividono in due categorie: quelli che causano i cambiamenti e quelli che si adattano ai cambiamenti causati da altri.
È difficile la cooperazione tra chi vuole cambiare e chi non vuole. E tra chi vuole che gli altri cambino in un senso e chi in un altro.
Nessuno vuole cambiare se stesso. I cambiamenti che tutti vorrebbero riguardano le cose da possedere o dominare, o la mentalità altrui.
Nell'inconscio di ognuno, e di conseguenza nella società, si combattono due dèmoni: quello della conservazione e quello del cambiamento.
Qualunque idea capace di cambiare il mondo è osteggiata da coloro che temono di perdere privilegi, sicurezza, reputazione e proprietà privata.
Possiamo scegliere di fare certe nuove esperienze, ma non possiamo stabilire come esse cambieranno la nostra mente, cioè come saremo dopo averle fatte.
La resistenza al cambiamento della propria struttura fondamentale è una caratteristica geneticamente determinata di ogni essere vivente e di ogni suo organo.
Per cambiare una cosa bisogna immaginarla diversa nelle sue interazioni con il resto del mondo e chiedersi se le nuove interazioni immaginate sono sostenibili.
La paura di dissacrare il sacro è uno dei più grandi ostacoli al cambiamento sociale, così come il bisogno di dissacrare è uno dei principali motori dell'evoluzione culturale.
Cambiare o non cambiare, questo è il dilemma. Chi dovrebbe cambiare? Quali cose dovrebbe cambiare? Come dovrebbe cambiarle? Come cambierà il mondo se nessuno cambia?
Può un umano cambiare volontariamente e liberamente i propri automatismi mentali? Gli conviene farlo? Perché? Come? Le risposte a queste domande sono influenzate dai nostri automatismi stessi.
Noi possiamo volontariamente fare nuove esperienze, ma non cambiare volontariamente la nostra mente, cioè i nostri algoritmi di comportamento. I cambiamenti mentali sono involontariamente causati dalle nuove esperienze.
La vita è essenzialmente automatica. Per cambiare vita bisogna cambiare gli automatismi, sostituirli con dei nuovi. I cambiamenti desiderati saranno effettivi solo quando avranno prodotto nuovi automatismi, ovvero nuovi affetti.
A mio avviso, oltre a preoccuparci di capire la società così com'è, dovremmo decidere (insieme) come vogliamo cambiarla. In tal modo, anziché subire i cambiamenti sociali, potremmo determinarli volontariamente e consapevolmente.
Per cambiare la propria vita si possono fare cose da soli e/o con altri. Da soli si può meditare, pensare, riflettere, interrogarsi, studiare, immaginare ecc. Con altri si possono frequentare nuove persone e ci si può comportare in modo nuovo con persone già frequentate.
Per fare una rivoluzione, o una più semplice rivolta, ci vuole unità di ideali e di intenti, e questa oggi è la cosa che più manca. Siamo tutti fieri della nostra libertà (che non abbiamo conquistato, ma ci è stata regalata dai nostri predecessori) e incapaci di organizzarci politicamente.
Cambiare è molto più difficile che ripetere. Per cambiare bisogna vincere la forza d'inerzia della ripetizione, che è il motore principale della vita. Per questo le persone creative sono rare. Ci sono però momenti nella vita di una persona in cui è necessario cambiare per non soccombere.
Ogni volta che si cambia ambiente geografico il corpo deve adattarsi a nuove condizioni atmosferiche ed ecologiche. Ogni volta che si cambia ambiente sociale, la mente deve adattarsi a nuove condizioni etiche ed estetiche. Il cambiamento può essere stressante o rigenerante, noioso o divertente, difensivo o creativo.
Se ognuno di noi continua a comportarsi secondo le proprie abitudini, i cambiamenti nella società saranno determinati dal caso, dalle guerre, dalle migrazioni, dai commerci, dalla globalizzazione, dalle catastrofi naturali, dalla tecnologia e dalla volontà di chi detiene il potere. Non da noi, che ci limiteremo a subirli e a lamentarcene.
I cambiamenti (nella natura e nella società) sono determinati da un complesso di cause concomitanti raggruppabili in di tre tipi: (1) le leggi fisiche, (2) il caso e (3) gli algoritmi (autoapprendenti e quindi variabili) degli esseri viventi. Gli algoritmi viventi sono "intelligenze" (per lo più inconsce) ovvero gestori di informazioni e interazioni, cioè sistemi di governo, controllo e comunicazione.
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