Recensione di Luigi Anèpeta

Prefazione al libro "Aforismi di un outsider" di Bruno Cancellieri
(Edizioni Nil Alienum)

L’aforisma tra brevità, superficialità, densità

L'aforisma è un genere filosofico e letterario caratterizzato sostanzialmente dalla brevità. Esso condensa in forma sintetica una trama di intuizioni, riflessioni, concetti spesso molto complessi: è letteralmente un distillato di pensiero.

Questa definizione può essere applicata al genere aforistico dall'antichità fino ad epoca recente. Basta pensare a Eraclito, Pascal, Schopenhauer, Nietzsche.

In Nietzsche in particolare il pensiero aforistico raggiunge il suo vertice e rivela il suo significato antisistemico. Si pone cioè come la modalità propria di un pensiero che non intende catturare e organizzare la complessità di un reale che sfugge a qualunque ingabbiamento, ma coglierne le sfaccettature, i meandri, le contraddizioni.

Attualmente gli aforismi hanno invaso in maniera massiccia la rete internet e fanno bella mostra su indefinite pagine di Facebook. Si tratta però di una moda che muove dalla necessità di infiniti soggetti di sfoggiare una patina culturale. Spesso si tratta di una cultura di seconda mano se non addirittura di terza. Gran parte degli aforismi pubblicati sulla rete sono citazioni tratte da testi letterari, filosofici, scientifici. Per facilitare il copia e incolla esistono siti che riportano migliaia di aforismi. Estrapolati dai testi di riferimento, essi però sono semplicemente ornamentali, e a volte francamente fastidiosi (in riferimento alla presunzione di chi se ne appropria). Suonano, insomma, come una moneta falsa.

Se ci si riconduce alla tradizione è chiaro che l'aforisma implica una riflessione estremamente complessa che, alla fine, si condensa in una frase breve. I grandi aforismi sono perle: frutto di un lento, talvolta lentissimo lavoro di concrezione del pensiero.

Oltre alla brevità il carattere specifico dei grandi aforismi è loro densità, vale a dire le scatole cinesi concettuali che essi implicano. La densità, per essere apprezzata, postula da parte del lettore una partecipazione ermeneutica. I grandi aforismi stimolano il pensiero, inducono a riflettere, obbligano letteralmente ad immergersi in riflessioni che tentano di decifrare la trama di pensieri che li ha prodotti.

Ci si può chiedere come distinguere un aforisma superficiale da un aforisma profondo. La risposta è appunto la densità, vale a dire non l'effetto immediato della lettura, ma la risonanza che essa crea nel lettore e lo spinge a riflettere, a perpetuare e, se possibile, ad approfondire lo sforzo dell'autore.

Per quanto eterogenea, la raccolta di aforismi di Bruno Cancellieri, outsider intellettuale, si caratterizza per una notevole densità. I temi - come risulta dall’indice - coprono l’intero arco delle problematiche inerenti l’esperienza umana dal livello della soggettività a quello delle relazioni sociali, dal ruolo della coscienza e dell’inconscio al peso delle tradizioni, dei condizionamenti ambientali e del senso comune, dalla esigenza per ogni individuo di dotarsi di una visione del mondo totalizzante ai rischi che tale esigenza comporta, ecc.

C’è un filo rosso che attraversa tutta la raccolta: una visione disincantata e critica nei confronti dello stato di cose esistente nel mondo caratterizzato da fenomeni inquietanti di egoismo, stupidità, ignoranza, mistificazione, cedimento alle tradizioni, alle mode e ai luoghi comuni. Una visione marcatamente pessimistica ma, ciò nondimeno, non nichilistica.

L’autore, infatti, esprime a più riprese la convinzione che le cose potranno cambiare se gli esseri umani svilupperanno un orientamento riflessivo, introspettivo e critico utilizzando gli strumenti forniti dal patrimonio delle scienze umane e sociali.

Il problema è che perché ciò avvenga occorrerebbe una programmazione sociale educativa, formativa e culturale atta a permettere loro di appropriarsi di tali strumenti. Per ora, nell’orizzonte della civiltà occidentale, non c’è alcun indizio che chi detiene il potere sia interessato ad un progetto del genere. Ciò nonostante si può e si deve continuare a sperare.

Frutto di un lungo travaglio interiore, gli aforismi che vengono ora pubblicati - un’antologia di una produzione imponente - riecheggiano, senza volere, uno degli assiomi più intriganti di Marx secondo il quale per fare coraggio alle persone occorre aiutarle a prendere atto dell’orrore della loro condizione. Se l’assioma coglie un nucleo di verità, il libro di Cancellieri si pone come uno strumento essenziale di aiuto…

Luigi Anepeta

Note su Bruno Cancellieri

Nato nel 1949, informatico e manager, blogger (Il mondo visto da me) e studioso autodidatta di scienze umane e sociali, Bruno Cancellieri ha selezionato e raccolto aforismi e citazioni di vari autori (il suo database in dixxit.info ne conta più di 7000 in varie lingue). Dagli anni 90 ha iniziato a scrivere i propri aforismi, che documentano con il gusto dell'ironia e del paradosso i risultati delle sue ricerche sulla natura umana. Da essi traspaiono un pessimismo alla Schopenhauer, una demistificazione insolente alla Nietzsche, una carica vitale alla Camus, una visione sistemica, cibernetica ed ecologica alla Gregory Bateson, un umanismo alla Fromm, e un ottimismo di stampo illuminista. Interessato sin dall'adolescenza alla psicologia e alla filosofia di diverse scuole, Bruno Cancellieri le ha coltivate con un approccio eclettico, integrato e "panantropologico", sulla scia degli insegnamenti di maestri come Luigi Anepeta, Edgar Morin e molti altri umanisti e scienziati senza confini disciplinari.

Note sulla raccolta di aforismi di Bruno Cancellieri (IV di copertina)

Dagli aforismi di Bruno Cancellieri traspare una visione disincantata e critica nei confronti dello stato di cose esistente in un mondo caratterizzato da fenomeni inquietanti di egoismo, stupidità, ignoranza, mistificazione, cedimento alle tradizioni, alle mode e ai luoghi comuni. Una visione marcatamente pessimistica ma, ciò nondimeno, non nichilistica.

Informatico, manager e autodidatta delle scienze umane e sociali, con un approccio "panatropologico" sulla scia di maestri come Luigi Anepeta, Edgar Morin, Gregory Bateson, Erich Fromm e molti altri, Bruno Cancellieri ci fa riflettere sulle contraddizioni, i paradossi e le dialettiche universali della condizione umana e, conseguentemente, sulle possibilità di un miglioramento della cultura collettiva e dei rapporti sociali.