5308 aforismi scelti a caso da un totale di 5308, e ordinati per lunghezza
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Nessun filosofo è sufficiente.
Rappresentare non significa essere.
L'artista è un fabbricante di bellezza.
Chi non dice mai bugie non è sano di mente.
Dividere o non dividere? Questo è il problema.
Produzione e consumo si adattano reciprocamente.
Superando se stessi si superano anche altre persone.
La gente non ama chi non teme la sua disapprovazione.
Illudersi sapendo di illudersi è una vetta della filosofia.
I leader populisti promettono alle folle di elevare il loro status.
Se vogliamo un futuro migliore, dobbiamo criticare il presente.
Io sono bigamo nel senso che, oltre a mia moglie, ho sposato me stesso.
L'uomo è programmato, ma il suo programma si aggiorna continuamente.
Con certe persone siamo d’accordo solo sul fatto che non siamo d’accordo.
Possiamo parlare solo di cose che il nostro interlocutore è disposto ad ascoltare.
La verità è che la verità è conoscibile solo in piccolissima parte e in modo incerto.
Il Dio di Abramo è cattivo perché l'uomo lo ha creato a sua immagine e somiglianza.
La domanda più importante è: quali sono le domande più importanti per un essere umano?
Ogni racconto è una mappa in cui sono indicate cose, persone, i loro valori e il proprio valore.
Dovremmo cercare di metterci d'accordo almeno sulla definizione di ciò su cui non siamo d'accordo.
Ancora oggi molti credono a qualsiasi cosa in cambio di una identità, un'appartenenza, una consolazione.
Conoscere se stessi? Impossibile se non si conoscono anche gli altri, se non si conosce l'uomo in generale.
È una fortuna che il cuore sia un muscolo involontario. Se fosse volontario ci distruggeremmo rapidamente.
Per qualcuno che tutta la vita ha cercato di cambiare, un grande cambiamento sarebbe decidere di non cambiare.
Cominciano con l'imitare gli altri, finiamo con l'imitare noi stessi avendo dimenticato coloro che abbiamo copiato.
L'azione del condividere ha più valore della cosa condivisa, che può essere anche del tutto inutile o perfino dannosa.
Se prendiamo in considerazione solo ciò che conferma le nostre idee possiamo dimostrare tutto e il contrario di tutto.
Non sono le cose in sé che ci piacciono o ci dispiacciono, ma ciò che esse significano, rappresentano, causano, e producono.
Ognuno vede solo gli elementi della realtà che confermano le proprie opinioni, le quali sono sempre più semplici della realtà stessa.
Interessante come la stessa battuta faccia ridere una persona e indignare un'altra. Dimmi di cosa ridi (e di cosa non ridi) e ti dirò chi sei.
I fatti sono transazioni, laddove un'interazione consiste in un insieme di transazioni e una relazione consiste in un insieme di interazioni abituali.
Che ruoli (non) ho nella società?
Che ruoli (non) vorrei, (non) potrei, (non) dovrei avere?
Che ruoli (non) voglio, (non) posso, (non) devo avere?
Ognuno promuove le qualità che possiede, i giochi ai quali è vincente e le discipline in cui è più competente, ovvero competitivo. In tal modo ognuno promuove se stesso.
OK: due lettere per indicare il bene; KO: due lettere per indicare il male; OKKO quattro lettere per indicare la potenzialità di bene e male in ogni cosa. Ogni cosa è OKKO.
La vita di un essere umano è contrassegnata da dilemmi. Uno di essi, forse il più importante, che si presenta continuamente, ad ogni proposta di condivisione che incontriamo è “condividere o non condividere”?
Nella mente umana c'è un congegno che, alla percezione della bellezza, inietta nel cervello una certa quantità di droga stupefacente che dà piacere, allevia il dolore, e allenta le autocensure consce e quelle inconsce.
I sentimenti sono causati da ormoni (come, ad esempio, le endorfine), e gli ormoni possono essere stimolati da percezioni o pensieri. In questo senso i pensieri cosiddetti positivi possono contribuire alla felicità, anche se non sono sufficienti.
La pluralità delle idee e la libertà di esprimerle son gran belle cose, ma se non ci si organizza politicamente intorno ad una idea o ideologia comune non si cambia nulla nella società, e si continua a subire e a commentare la storia fatta da altri.
L'essere umano è capace di qualsiasi cosa se questa è considerata normale dala sua comunità di appartenenza. Qualsiasi delitto, se compiuto in massa diventa lecito. Qualsiasi assurdità, se praticata in massa, diventa sensata, o addirittura obbligatoria.
Mi pare che ogni epistemologia, ovvero ogni sistema di conoscenza, sia tautologico perché ogni parola che descrive una realtà, per essere spiegata ha bisogno di altre parole, in una catena più o meno lunga che si chiude su se stessa in uno o più anelli.
Le cose piacciono o dispiacciono, non per ciò che sono intrinsecamente, ma per i loro collegamenti e le loro relazioni con altre cose che piacciono o dispiacciono. In altre parole, ciò che piace o dispiace di una cosa non è la cosa in sé, ma ciò che essa evoca.
Si può entrare a fare parte di un meccanismo sociale (inteso come sistema) sia modificandolo (per esempio aggiungendovi una nuova funzione) sia senza modificarlo (per esempio sostituendo una o più persone o aumentando il numero di persone aventi una certa funzione).
Ogni libro, esplicitamente o implicitamente, valorizza certe cose e certe persone, e ne svaluta altre. Di conseguenza, anche il lettore viene indirettamente valorizzato o svalutato dal libro. Questo fatto è importante nella scelta e nella motivazione del lettore a leggere certi libri piuttosto che altri.
I grandi attori sono considerati «divi», cioè «divini». La loro «divinità» consiste nella capacità di assumere diverse personalità, cosa impossibile per i non divi. Anche la saggezza è una proprietà «divina» nel senso che il saggio può comprendere ogni personalità umana senza necessariamente assumerla.
Dio è una costruzione sociale dell'uomo. Ognuno se lo raffigura come gli conviene o come la società impone. Dio è un'idea e un fatto sociale. Nessuno può sapere se esista o no, come sia fatto, né come funzioni, né cosa voglia dagli umani. Chi pretende di saperlo è un ciarlatano e/o uno sprovveduto.
I conformisti sono tali sia per un bisogno innato di imitazione, comune a tutti gli esseri umani, sia perché la conformità rispetto ai modelli sociali della comunità di appartenenza viene premiata, e la non conformità punita, esplicitamente o implicitamente. Di conseguenza, sentirsi conformi è causa di piacere, e sentirsi non conformi causa di dolore.
La vita e il mondo sono troppo complessi e misteriosi perché un essere umano possa vivere una vita tranquilla e decidere cosa fare momento per momento con una certa sicurezza. Perciò abbiamo bisogno di inventare un mondo alternativo più semplice e di vivere come se quel mondo inventato fosse vero. È così che funzionano le religioni e certe filosofie.
Le relazioni di causa-effetto tra fenomeni (naturali, sociali, psicologici ecc.) sono generalmente complesse, nel senso che ogni fenomeno è al tempo stesso causa e conseguenza di un certo numero di altri fenomeni. Tuttavia gli esseri umani hanno molta difficoltà a pensare in modo complesso, col risultato che spesso s'ingannano credendo di vedere, tra certi fenomeni, relazioni di causa-effetto semplici, laddove esse sono molto più complesse.
Quando leggiamo un articolo di un giornale, acquisiamo un pezzo di software che va ad aggiungersi a quello che già possediamo. In realtà non si tratta di una semplice aggiunta, perché il software preesistente esamina e valuta il nuovo frammento e "decide" se accoglierlo tutto, in parte o per niente e in quale zona, ovvero contesto, della sua struttura inserirlo, dopo averlo adattato, semplificato, tradotto, interpretato, completato, modificato, distorto in modo "conveniente", ovvero "congeniale", secondo i propri bias cognitivi e le proprie risposte emotive.
Ognuno desidera ardentemente essere approvato e apprezzato per come è, con tutte le sue virtù e tutti i suoi difetti. Ma come facciamo ad approvare e ad apprezzare persone che non ci piacciono? Persone la cui stupidità, ignoranza e/o cattiveria ci lasciano sgomenti? Questo è un grande problema dell'umanità. Potremmo chiudere gli occhi per non vedere i difetti altrui (così come li chiudiamo per non vedere i nostri) ma come possiamo vivere eticamente e progredire socialmente se non vediamo il male in noi e negli altri, e se consideriamo tutti ugualmente buoni e bravi?
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