128 di 5032 aforismi scelti a caso e ordinati per lunghezza
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Nessun filosofo è sufficiente.
La filosofia è la critica del sapere.
Anche filosofare serve a dominare.
La filosofia serve a svelare gli inganni.
Ci sono tante filosofie e una sola scienza.
La filosofia è una gara a chi la sa più lunga.
La filosofia non serve se non viene applicata.
Quando leggo Nietzsche mi sento meno solo.
La filosofia serve a chi è capace di servirsene.
Ogni filosofo dà una versione diversa dei fatti.
Ogni filosofia è una mappa diversa della realtà.
La filosofia dovrebbe consistere in rieducazione.
Meglio nessuna filosofia che una cattiva filosofia.
La metafisica è il rifugio di chi è debole in fisica.
La buona filosofia serve a denunciare quella cattiva.
Uso la filosofia per difendermi dalla cattiva filosofia.
I filosofi pensano di saperla più lunga dei non filosofi.
Non esiste "la" filosofia, esistono tante filosofie diverse.
I filosofi si dividono in mistificatori, demistificatori e ibridi.
Bisogna essere filosofi per capire il fallimento della filosofia.
La filosofia dovrebbe servire a combattere la cattiva filosofia.
Una laurea in filosofia non costituisce una patente di saggezza.
Una filosofia è anche un mezzo per giustificare le proprie scelte.
La filosofia è una gara a chi la sa più lunga, e i lettori sono i giudici.
Più che ad affermare verità, la filosofia dovrebbe servire a svelare falsità.
La filosofia dovrebbe prima di tutto servire a smascherare i cattivi filosofi.
La filosofia serve a giustificazione razionalmente le proprie scelte irrazionali.
Al contrario degli scienziati, i filosofi non dovrebbero insegnare, ma suggerire.
I filosofi non sono d'accordo su cosa sia la filosofia, sui suoi fini e i suoi metodi.
Possiamo dividere i filosofi in due categorie: gli inventori e i ripetitori (di idee).
Ognuno (me compreso) adotta la filosofia che lo fa soffrire di meno o godere di più.
La filosofia non dovrebbe essere una branca del sapere, ma la sintesi di tutti i saperi.
I veri poeti, i veri artisti e i veri filosofi sono coraggiosi perché osano dire cose nuove.
Dato che ogni filosofo la pensa diversamente, non ci possiamo fidare di nessuno di essi.
Passo molto tempo a filosofare, ma non so se ciò mi dà il diritto di considerarmi un filosofo.
Anche alle filosofie e ideologie più belle e convincenti manca sempre qualcosa di importante.
Un errore comune di filosofi e non filosofi è credere che una cosa insufficiente sia sufficiente.
Noi speriamo che la filosofia ci dia delle certezze; invece, a parer mio, la buona filosofia ce le toglie.
Chi non si interessa di filosofia non si ritiene meno intelligente né meno saggio di chi se ne interessa.
La filosofia è la scienza dei perché (cioè delle cause e dei fini) di ciò che accade all'uomo e alla società.
Una filosofia che non è capace di mettere in dubbio qualsiasi cosa (a cominciare da se stessa) non è affidabile.
Certi filosofi sono per me repulsivi e inutili, come medicine cattive che per giunta non guariscono alcun male.
Per filosofare bisogna distanziarsi dalla vita. Per questo non bisogna filosofare troppo spesso né troppo a lungo.
Molti confondono la filosofia con la storia della filosofia. È come confondere la scienza con la storia della scienza.
Un buon filosofo si chiede quali siano le cause e le consequenze di ciò che accade e cerca le risposte a tali domande.
Compito della filosofia dovrebbe essere soprattutto svelare gli inganni, specialmente quelli prodotti da certe filosofie.
L'investigatore di polizia cerca la verità su un crimine particolare. Il filosofo dovrebbe fare lo stesso sui crimini generali.
Uno dei primi obiettivi della filosofia dovrebbe essere quello di capire perché la maggior parte della gente non ama la filosofia.
Nietzsche e Freud mi hanno insegnato a pensare in modo libero e critico, a sospettare di tutto e tutti, a cominciare da me stesso.
Nel mondo accademico i testi chiari e facili sono snobbati perché li possono capire tutti, anche da chi non ha fatto studi superiori.
«La filosofia» non esiste. Esistono tante diverse filosofie, spesso contraddittorie. Ognuno ne sceglie una e la chiama «la filosofia».
La separazione tra filosofia e scienza, intervenuta a partire dal secolo XVII, ha creato scienziati senza etica e filosofi senza pratica.
La filosofia (intesa come fenomeno unitario) non esiste che nella mente delle persone. Nella realtà esistono tante diverse filosofie.
La metafisica è un luogo frequentato da ciarlatani perché vi si può affermare qualunque cosa senza il rischio di essere contraddetti.
Non è importante leggere, capire e condividere tutto quello che ha scritto un filosofo, ma solo le parti che ci possono essere utili.
Dubito che tutto ciò che è stato scritto sull'Essere abbia giovato a qualcuno (a parte la soddisfazione di sentirsi eruditi ed intelligenti).
I filosofi vengono tollerati, e perfino elogiati, finché sono innocui, cioè finché con le loro idee non rischiano di rivoluzionare la società.
La filosofia è una disciplina presuntuosa e arrogante per definizione. Se non lo fosse non avrebbe nulla da dire di diverso dal senso comune.
La storia della filosofia si dovrebbe chiamare storia delle filosofie, così come non esiste una storia della religione, ma la storia delle religioni.
Io credo che teologia e filosofia siano incompatibili. Per la prima Dio è il punto di partenza, per la seconda Dio o la sua negazione il punto di arrivo.
Conoscere il pensiero dei grandi della storia della filosofia è utile in quanto ci permette di denunciare con competenza i loro errori e le loro lacune.
I filosofi si dividono in due categorie: quelli rassicuranti e quelli inquietanti. Ognuno sceglie quelli che confermano il proprio ottimismo o pessimismo.
L'organismo di un essere umano non ha bisogno di una filosofia fine a se stessa, ma di una filosofia finalizzata al bene dell'organismo e della sua specie.
Il vero filosofo è un demistificatore di inganni e di autoinganni. Lo stesso vale per il vero psicologo. Infatti il vero filosofo è anche psicologo, e viceversa.
La filosofia non serve ad insegnarci come essere felici, ma a combattere quelle idee e quei modelli di comportamento che ci impediscono di essere felici.
Qualunque filosofia che non si ponga come obiettivo la trasformazione della società o dell'individuo è inutile, o è utile solo a giustificare lo stato presente.
Preferisco parlare con persone che non sanno nulla di filosofia, o la disprezzano in assoluto, piuttosto che con amanti della filosofia irretiti da cattivi filosofi.
Mentre i filosofi discutono tra loro, i politici e gli industriali decidono le sorti della società, e il popolo si lamenta dei filosofi, dei politici e degli industriali.
La filosofia dovrebbe anche servire per imparare a comunicare con chi ignora o detesta la filosofia e non è in grado di comprendere argomentazioni filosofiche.
Un filosofo è uno che pensa al posto di migliaia di persone che non lo fanno. Il guaio e che quelle migliaia di persone non si curano di ciò che pensa il filosofo.
Ogni sapere la cui verità non può essere dimostrata con il metodo scientifico è oggetto di filosofia. In altre parole, qualsiasi filosofia consiste in saperi opinabili.
Di professione, se rinascessi, non mi dispiacerebbe fare il critico filosofico, uno che di ogni testo filosofico ti dice cosa (secondo lui) c'è di buono e cosa di cattivo.
Il filosofo studia ciò che appare, lo psicologo ciò che è nascosto, il filosofo cerca le verità, lo psicologo le falsità, specialmente quelle involontarie e inconsapevoli.
La filosofia, mediante argomentazioni razionali, giustifica ciò che ci è simpatico, condanna ciò che ci è antipatico, e convalida e celebra le gerarchie che ci favoriscono.
Nel supermercato della filosofia e della psicologia ognuno sceglie le verità più adatte alla propria personalità. Ce ne sono di tutti i generi, di tutte le taglie e di tutti i prezzi.
La filosofia è la ricerca della verità, ma non di verità qualunque, bensì di quelle verità che giustificano e nobilitano il pensiero e il comportamento del filosofo e dei suoi amici.
A parer mio, per filosofare sono necessari una sufficiente quantità di tempo libero da impegni, dolori, stress e preoccupazioni, e un sufficiente grado di cultura e di intelligenza.
Se il filosofo x non fosse mai nato, l'umanità sarebbe andata avanti lo stesso, forse peggio o forse meglio. Ciò si può dire di qualunque nome importante della storia della filosofia.
Se ciò che dici non dà fastidio a nessuno vuol dire che non stai dicendo nulla di nuovo da un punto di vista etico, ovvero nulla che possa causare qualche cambiamento nei rapporti sociali.
Secondo me i migliori filosofi sono anche scienziati e i migliori scienziati sono anche filosofi. Scienza e filosofia non dovrebbero mai viaggiare separate e l'una dovrebbe sorvegliare l'altra.
La questione non è se la filosofia sia utile o inutile. La buona filosofia è utile, quella cattiva inutile o dannosa. La questione è dunque come distinguere la buona filosofia da quella cattiva.
Una filosofia che si rispetti dovrebbe essere capace di vedere le cose sia dall'alto che dal basso, ovvero sia con gli occhi dello statista e dello stratega che con quelli dell'operaio e del soldato.
Compito principale della filosofia e della psicologia dovrebbe essere quello di svelare le falsità, le dissimulazioni, gli inganni, le mistificazioni, le affermazioni infondate e quelle infalsificabili.
Più che «gettati nel mondo» (espressione di Martin Heidegger), siamo gettati in una società dove circolano persone sospette, come lo stesso Heidegger, che ci parlano in modo inutilmente astruso.
Non dobbiamo filosofare troppo spesso. Dobbiamo farlo al posto giusto e al momento giusto, oltre che nel modo giusto. Infatti, la stessa filosofia dovrebbe dirci quando e dove non conviene filosofare.
Ogni filosofia cerca di descrivere il mondo in qualche libro. Le cattive filosofie hanno la presunzione che la propria descrizione del mondo sia sufficiente, quelle buone ne riconoscono l'insufficienza.
Ogni filosofo, come ogni essere umano qualsiasi, ha la cattiva abitudine di stabilire una gerarchia delle importanze, minimizzando o ignorando tutto ciò che non rientra nel suo campo di studio preferito.
Gli scienziati competono tra loro per arrivare per primi a nuove scoperte (poi condivise da tutti), non per affermare, come fanno invece i filosofi, che la propria visione del mondo è meglio di quella di altri.
Ogni filosofia disturba tutti quelli che seguono filosofie contrastanti, cioè filosofie criticate o smentite dalla prima. Per tali persone i seguaci della filosofia disturbante sono nemici da abbattere o screditare.
Le teorie filosofiche sono inconfutabili, perciò di esse occorre sempre diffidare, come di tutto ciò che è inconfutabile. Se le teorie filosofiche fossero confutabili, sarebbero teorie scientifiche, non filosofiche.
La filosofia serve a stabilire quanto certe idee siano vere e quanto certi comportamenti siano buoni per chi li agisce e per gli altri. Di conseguenza la filosofia serve solo alle persone che hanno dubbi in tal senso.
Il pragmatismo è per me una delle migliori filosofie di cui disponiamo oggi, in quanto compendia tutto ciò che di utile c'è nelle precedenti filosofie, e tralascia ciò che vi è di inutile, di impraticabile e di nocivo.
La filosofia (intesa come critica del sapere) e la psicologia (intesa come cura della mente) sono troppo importanti per lasciare che se ne occupino attivamente solo coloro che hanno titoli accademici con tali nomi.
C'è un disprezzo reciproco più o meno velato tra chi si interessa di filosofia e chi non se ne interessa. I primi pensano che i secondi siano mediocri è un po' stupidi, i secondi pensano che i primi siano arroganti perditempo.
La filosofia si divide in logica, etica ed estetica, che sono tra loro intrecciate. Infatti possiamo parlare di logica dell'etica, logica dell'estetica, etica della logica, etica dell'estetica, estetica della logica ed estetica dell'etica.
I filosofi sono tutti arroganti per definizione, perché pretendono di conoscere il vero, il buono e il bello meglio dei non filosofi e di quei filosofi che la pensano diversamente da loro. Ciononostante, aspiro ad essere un filosofo.
Secondo me la filosofia, come le altre discipline umane e sociali, è divenuta autoreferenziale avendo perduto il riferimento al benessere psicofisico sostenibile dell'uomo, che dovrebbe essere il fine e la misura della buona filosofia.
Mi piacciono i filosofi che criticano altri filosofi. Per me la filosofia dovrebbe essere militante contro la cattiva filosofia. E ogni filosofo dovrebbe prendere posizione spiegando quale sia per lui la buona e la cattiva filosofia e perché.
A parer mio non ha senso discutere se la filosofia sia utile o inutile. Sicuramente per qualcuno è utile, altrimenti nessuno se ne occuperebbe. Ha invece senso discutere sul perché (e il come) la filosofia sia utile per alcuni e inutile per altri.
Non tutti hanno bisogno della filosofia o della psicologia per star bene, ma per qualcuno la vita, gli altri, la propria persona, le relazioni sociali e tante altre cose sarebbero incomprensibili e insopportabili senza le spiegazioni di certi autori.
Cosa ci resta nei rapporti umani se smettiamo di fare filosofia, cioè di discutere di cosa sia vero o falso, buono o cattivo, bello o brutto, giusto o sbagliato? Non ci resta che discutere di chi sia vincente o perdente, per diventare seguaci dei vincenti.
La maggior parte dei filosofi, per ogni idea sensata e utile che esprimono, ne esprimono più di una inutile e/o insensata. Infatti i filosofi potrebbero essere valutati e ordinati in base al rapporto tra idee utili e sensate, e idee inutili e/o insensate da essi espresse.
Molti parlano della filosofia come se fosse un corpus di conoscenze integrato, organico e coerente. Invece si tratta di una collezione di diverse idee e ideologie, spesso contrastanti. Il temine filosofia andrebbe usato solo al plurale, oppure seguito da un qualificatore.
Ogni scuola di pensiero, ogni autore, dovrebbero tener conto delle scuole e degli autori precedenti, integrando o criticando le loro idee in tutto o in parte, facendole evolvere in nuove analisi e sintesi, e completandole con l’aggiunta di nuove scoperte e nuovi concetti.
Una filosofia dovrebbe prima di tutto stabilire i suoi fini, ovvero i problemi che intende risolvere, le domande a cui intende rispondere, i bisogni che intende soddisfare. Questo permetterebbe alla gente di stabilire in quale misura quella filosofia rientra nei propri interessi.
Finora la filosofia ha avuto successo nell'analizzare e demistificare la società, l'uomo e la stessa filosofia, ma ha fallito nel costruire e proporre modelli di uomo, di società e di filosofia sufficienti, realistici e sostenibili. Perciò la maggior parte della gente ignora o teme la filosofia.
Filosofia, psicologia e sociologia non dovrebbero essere discipline separate, dato che certe differenze filosofiche possono essere spiegate in termini di differenze psicologiche, così come certe differenze psicologiche possono essere spiegate in termini di differenze sociali, e viceversa.
Quando si dice «la filosofia», spesso si dimentica, o si ignora, che i filosofi dicevano cose spesso contraddittorie e incompatibili. Ad esempio, Platone, Aristotele, Epicuro, dicevano cose contrastanti. E allora, quando diciamo «filosofia», a quale filosofia ci riferiamo? A quella di quale filosofo?
Prima di fare filosofia, i sedicenti o aspiranti filosofi dovrebbero fare della metafilosofia, cioè dovrebbero indagare cosa significhi filosofare e quali siano i metodi validi per praticare tale attività. Ebbene, purtroppo tra filosofi non c'è accordo su cosa significhi filosofare e sui relativi metodi.
Il più grande problema della filosofia è che la stragrande maggioranza della gente non ne riconosce il valore né l'autorità intellettuale. Il suo secondo grande problema è che la filosofia non è unitaria, ma frammentata in diverse visioni del mondo che spesso si contraddicono. Il secondo problema è una concausa del primo.
Ogni volta che rivolgiamo la nostra attenzione verso una cosa, la distogliamo da ogni altra. Ci vorrebbe una cosa generale che riassume organicamente tutte tutte le altre, da tenere sempre presente insieme alla cosa particolare a cui stiamo pensando. Quella «cosa generale» dovrebbe essere l'oggetto principale della filosofia.
Il modo in cui Il filosofo esamina le questioni filosofiche e ne discute dipende dai suoi neuroni, dalla sua psiche, dalla sua forma mentis, dalle informazioni depositate nella sua mente, dai suoi bias ecc. anche se si illude di pensare in modo "assolutamente" vero. Il filosofo che trascura la psicologia è mentalmente zoppo e mezzo cieco.
In teoria, i più esperti di filosofia dovrebbero essere più felici dei meno esperti. Se così non fosse ci sarebbe da chiedersi perché uno dovrebbe interessarsi di filosofia. Si potrebbe, d'altra parte, pensare che le persone meno felici siano le più attratte dalla filosofia, come se questa potesse consolarle o aiutarle a lenire le loro sofferenze.
Noi dobbiamo decidere di volta in volta se comportarci in modo spontaneo, cioè senza pensare a ciò che stiamo facendo né a ciò che vorremmo o dovremmo fare, oppure in modo "ragionato". Nel secondo caso dobbiamo imparare a ragionare in modo efficace rispetto ai nostri bisogni, ai nostri desideri e ai nostri fini, e in questo la filosofia ci può aiutare.
Un problema delle facoltà universitarie di filosofia è che si chiede agli studenti di apprendere le idee degli autori più noti della storia della filosofia evitando di esprimere un giudizio critico (di approvazione o disapprovazione) su di esse. Il risultato è che ci sono studiosi che non osano, nemmeno dopo aver ottenuto la laurea, criticare le idee di alcun filosofo.
Come spiegare che persone che hanno una cultura filosofica occidentale "standard" siano in totale disaccordo su certe questioni, come quella della validità delle religioni? Tale disaccordo scredita la stessa filosofia intesa come corpus di conoscenze affidabili, ovvero non contraddittorie. Per me la spiegazione può essere solo psicologica (anche in senso neurologico).
La scienza non si occupa di filosofia, mentre la filosofia si occupa di tutto, compresa la scienza. Perciò la filosofia si pone ad un livello intellettuale ed etico superiore rispetto a quello della scienza, anzi, rispetto a quello di ogni altro sapere. Resta da vedere se i filosofi hanno competenze sufficienti per valutare il sapere scientifico nei suoi aspetti intellettuali ed etici.
Il motivo principale per cui io ritengo che sia necessario riunificare la filosofia e la psicologia è che le speculazioni filosofiche sono prodotte da menti umane, con i loro limiti, i loro condizionamenti, i loro sentimenti e i loro bias, di cui le stesse speculazioni dovrebbero tenere conto, specialmente per quanto riguarda la nozione di "valore" nelle sue diverse applicazioni.
Separare l'«essere» dal «divenire» mi pare un grave errore, perché non è possibile l'essere senza il divenire, e viceversa. In altre parole, essere e divenire sono la stessa cosa, come pure il tempo individuale e quello storico. La chiave per capire la realtà, il mondo, la storia, la psiche, è il concetto di relazione, ovvero di interazione. Il concetto di «essere» è totalmente sterile se esaminato indipendentemente delle interazioni e dalle relazioni, dalle cause e dagli effetti.
Sarei felice se fossimo d'accordo almeno sul fatto che la filosofia non esiste che come espressione verbale, mentre esistono attività umane diverse con concezioni diverse e fini diversi a cui viene dato il nome di "filosofia". In altre parole, non esiste una "vera" filosofia distinta da false filosofie, ma esistono idee diverse della cosiddetta filosofia. Conclusione, non si dovrebbe mai dire "la filosofia" tout court, ma "la filosofia di X", dove X è il filosofo (professionista o dilettante) di turno.
La storia della filosofia è la storia senza fine di una competizione a chi la sa più lunga; un susseguirsi di autori presuntuosi, che ritenevano di saperla più lunga di tutti i loro predecessori, dei quali pretendevano di correggere gli errori e di colmare le lacune con le proprie idee e conoscenze, ritenute più efficaci delle precedenti. Altrimenti ogni autore si sarebbe limitato a spiegare e commentare le idee dei suoi predecessori senza aggiungervi nulla di originale, come fanno i bravi professori di filosofia.
L'atteggiamento verso la filosofia dovrebbe essere nettamente diverso da quello che si ha verso l'arte, la poesia, la letteratura, la storia, l'archeologia ecc. Eppure molte persone non fanno differenze tra queste aree della cultura e la filosofia. In quanto a me, ritengo che lo scopo della filosofia non sia quello di piacere, di intrattenere o di condividere conoscenze, ma quello di prevedere il futuro, di farci riflettere, di porci domande e di insegnarci a pensare in modo razionale e critico, sfidando le consuetudini della cultura in cui viviamo.
Io non ho mai capito l'essenza dell'essere (che alcuni scrivono con la E maiuscola), se non come equazione o copula, ovvero come relazione di uguaglianza tra due termini o di appartenenza di un termine ad una classe o categoria. E ho sempre sospettato che la filosofia dell'Essere sia una cosa inutile e inutilmente astrusa. Detta con Fantozzi: una boiata pazzesca. La lettura di Korzybski sull'uso errato del verbo essere ha poi rafforzato la mia opinione. Ma io non sono laureato in filosofia, quindi sicuramente è una cosa al di sopra dei miei limiti.
A mio parere, se la cosiddetta "filosofia" è così poco rispettata dalle masse, è anche colpa di quei cosiddetti filosofi che considerano la filosofia qualcosa di unitario e unitamente buono, vero e utile. In realtà "la" filosofia non esiste, ma esistono diverse filosofie, molte delle quali si contraddicono o si ignorano, e perciò, come le religioni, non possono essere tutte buone, vere e utili. Il primo compito di una filosofia dovrebbe essere quello di criticare le cattive filosofie, e anche se stessa, ma ciò avviene raramente, specialmente nel mondo accademico.
A causa dei disastri causati da certe ideologie, oggi quasi tutti pensano che le ideologie siano un male da evitare senza distinzioni. Infatti oggi non ci sono più nuove ideologie, e quelle vecchie hanno perso la loro spinta innovativa. Questa carenza di ideologie sta rendendo la gente indifferente ai problemi comuni e demotivata a fare qualcosa per risolverli. Per migliorare la società, ovvero il nostro benessere fisico e psichico, a mio parere abbiamo bisogno di nuove ideologie, più complesse, realistiche, intelligenti e prudenti di quelle passate, capaci di unire e mobilitare cospicui gruppi di persone.
La filosofia può essere una professione, un hobby, un passatempo, la giustificazione morale e razionale del proprio comportamento o delle proprie scelte politiche, un mezzo di distinzione sociale, un prerequisito per appartenere ad certi gruppi, un modo per sentirsi o apparire intellettualmente o moralmente superiori agli altri, una risorsa per imparare a ragionare in modo più efficace e facendo meno errori, oppure, come nel mio caso, uno strumento per capire e comprendere meglio la natura umana, per crescere e migliorare sempre di più, ovvero per meglio soddisfare i miei bisogni e quelli altrui.
A mio parere, nella ricerca filosofica e psicologica, la cosa più importante è capire cosa causi gioie e sofferenze negli esseri umani e perché, ovvero quali siano i bisogni umani, se è vero che il piacere e la gioia sono generati dallo loro soddisfazione e il dolore e la tristezza dalla loro frustrazione. Mi pare che questo obiettivo sia stato perso di vista nella ricerca umanistica contemporanea, la quale mi sembra smarrita in questioni che servono solo gli interessi degli intellettuali, degli accademici, degli editori, dei politici, degli industriali e di chi ama sentirsi intelligente o colto. Direi perciò che la ricerca filosofica e psicologica attuale, pregna di idee postmoderniste, non sia più umanista.
I paradigmi filosofici del passato non sono in grado di affrontare l'attuale complessità scientifica, tecnologica, sociale, storica, politica (che include, ad esempio, il fallimento del fascismo e del comunismo e la crescente diffusione del populismo). Il fallimento dei paradigmi accademici favorisce uno sterile relativismo e un nichilismo distruttivo che sta causando il declino della nostra civiltà. Io credo che si possa uscire dalla attuale crisi intellettuale e morale attraverso una filosofia della complessità (E. Morin), una visione cibernetica e sistemica della vita (G. Bateson), una logica non aristotelica (A. Korzybski), una pragmatica neurologica dei sentimenti (A. Damasio) e una dialettica dei bisogni umani (L. Anepeta).
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