5308 aforismi scelti a caso da un totale di 5308, e ordinati per lunghezza
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La realtà è un'altra cosa.
L'uomo è un animale narratore.
La filosofia serve a chi è capace di servirsene.
L'uomo è un animale credulone e presuntuoso.
Facebook è un ottimo osservatorio di psicologia sociale.
Per sentirsi tutti uguali bisogna ignorare le qualità rare.
Comprendere per interagire, interagire per comprendere.
Ognuno ha i suoi santuari che non mette mai in discussione.
L'arte evoca relazioni inconsce superando i limiti della ragione.
Le storie che raccontiamo sono lineari, ma la storia reale non lo è.
Comprendere una cosa significa trovarle un posto nella propria visione del mondo.
La libertà è pericolosa. Perciò conviene limitarla scegliendo i limiti più adatti a sé.
La filosofia non dovrebbe essere una branca del sapere, ma la sintesi di tutti i saperi.
La vita sociale è un gioco le cui regole sono scritte raramente e in modo poco chiaro.
Quando una persona parla è importante capire ciò che essa non dice, più che ciò che essa dice.
Uno dei grandi problemi del cristianesimo è il fatto che Gesù non aveva alcun senso dell'umorismo.
In ogni momento siamo intrappolati tra il ricordo di un passato e l'aspettativa di un futuro più o meno immaginari.
Cosa si aspettano gli esseri umani gli uni dagli altri? Cosa sono disposti a fare gli uni per gli altri e gli uni agli altri?
Cerco di usare il verbo essere il meno possibile, perché è facilissimo usarlo in modo inappropriato. E sottolineo "è".
Nuove idee, nuove opzioni, ma anche nuove inibizioni e nuove gabbie mentali si formano e diventano automatiche a nostra insaputa.
È pericoloso parlare di natura umana con un essere umano, perché ciò implica parlare anche di esso, ed è facile offenderlo dicendo la verità.
Facciamo ciò che facciamo perché proviamo (o ci aspettiamo) un piacere nel farlo o perché proviamo (o ci aspettiamo) un dolore nel non farlo.
Il problema non è quanto i dati narrati dalle religioni siano veri o falsi (sono ovviamente falsi), ma quanto faccia bene o male all'umanità credere che siano veri.
Per non ammalarsi di testa occorre avere almeno 4-5 persone che stimiamo, che ci stimano e ci vogliono bene anche se tutti gli altri ci disprezzano o ci ignorano.
Ognuno ha bisogno di essere riconosciuto come appartenente a certe comunità, classi o categorie, e come posizionato ad un certo livello di certe gerarchie sociali.
Una narrazione è tanto più interessante quanto meno si sa o si può immaginare come va a finire. Perciò siamo attratti da nuove narrazioni. Di ciò dovrebbero tener conto i narratori.
Una delle caratteristiche più importanti della natura umana è la capacità dell'Uomo di essere ammaestrato, in modo spesso irreversibile, a credere, apprezzare o disprezzare certe cose.
L'uomo quasi mai conosce le logiche inconsce per cui certe cose gli piacciono e altre cose non gli piacciono. Il fine della psicologia dovrebbe essere proprio quello di rivelare tali logiche.
Un essere umano è come una foglia dell’albero della sua specie, che deve essere sostituita periodicamente da una nuova affinché l’albero sopravviva. Lo stesso vale per ogni altro essere vivente.
Le tradizioni servono a mantenere la coesione sociale. Quando non raggiungono più tale scopo, diventano solo un peso. Conviene allora abbandonarle ed eventualmente crearne altre più efficaci.
Ogni condivisione materiale comporta una o più condivisioni simboliche. Vale a dire che il fatto di condividere qualcosa di materiale implica certe relazioni sociali tra gli attori della condivisione stessa.
Tra le tante cose che differenziano gli umani, c'è la misura del bisogno di essere logicamente coerenti. In certe persone tale bisogno è quasi del tutto assente, in altre è tanto potente da prevalere su altri bisogni.
I commercianti sono le persone più realiste e pragmatiche che ci siano, perché sono abituati a fornire ai clienti solo ciò che i clienti chiedono, e propongono solo merci e servizi capaci di soddisfare i bisogni dei clienti.
Vi do un consiglio: non fidatevi dei consigli, specialmente di quelli non richiesti, come quello che vi sto dando. Infatti ogni consiglio tende a dare una buona immagine del consigliere ed è coerente con i suoi interessi.
Per andare d’accordo con una persona, più che comprendere la sua mentalità e le sue esigenze, può essere necessario nascondere le proprie conoscenze e le proprie ragioni, se l’altro non è in grado di comprenderle né di accettarle.
L'uomo ha un irresistibile bisogno di condividere con altri qualsiasi cosa, materiale o simbolica. Non importa cosa, anche cose insensate o stupide. Questo fatto costituisce una chiave di comprensione di gran parte del comportamento umano.
Ogni nostro oggetto potrebbe essere condiviso o scambiato con qualcuno, e il suo valore sociale coincide con il suo potenziale di condivisibilità, al pari di una moneta, che vale nella misura in cui è riconosciuta e accettata come titolo di credito.
Ogni cultura comprende un certo numero di subculture, e permette una certa libertà di scegliere a quale subcultura appartenere. Chi sceglie di non appartiene ad alcuna subcultura si ritrova solo e rischia di impazzire o di morire prematuramente.
Non dall'essere né dall'avere ricaviamo piaceri e dolori, ma dall'immaginare, dal fare, dal subire, dal ricordare cose che abbiamo bisogno di immaginare, di fare, di subire, di ricordare e dall'immaginare, fare, subire, ricordare cose che non possiamo sopportare.
La prova più lampante dell'ingiustizia del Dio abramitico è l'eternità della pena riservata a chi l'offende. La sproporzione tra il peso (finito) dell'offesa e l'infinita durata della pena è segno evidente del fatto che il Dio abramitico non ha il senso della misura né della giustizia.
Secondo me un dialogo costruttivo consiste in brevi domande e brevi risposte, con alternanza del ruolo di interrogante e di rispondente dopo un certo numero, non troppo grande, di domande e risposte. Altrimenti non lo chiamerei dialogo, ma comizio, lezione o spot pubblicitario.
Ognuno di noi è parte del tutto, occupa un certo spazio e un certo tempo del tutto e interagisce con altre parti in modo più o meno costruttivo o distruttivo, conservativo o trasformativo. D’altra parte ognuno di noi è un tutto composto da parti che interagiscono rendendo possibile la propria vita.
La maggior pare della gente non ha tempo da dedicare alla crescita personale né al miglioramento della società perché è troppo occupata a sopravvivere in quella attuale, di cui è sostanzialmente schiava perché deve lavorare, occuparsi dei familiari, ed evitare il cattivo giudizio altrui e l'isolamento sociale.
L'io inconscio e l'io cosciente si censurano e si inibiscono reciprocamente. Farebbero bene a mettersi d'accordo per dividersi il potere. L'io cosciente sa leggere, scrivere, contare, prevedere e pianificare, mentre l'io inconscio è analfabeta e irrazionale, ma sa meglio dell'io cosciente cosa causa il piacere e cosa il dolore.
Il libero arbitrio (ammesso che esista) consiste nello scegliere in quale ambiente stare, se interagire o non interagire, con chi interagire o non interagire, e se continuare o smettere di interagire. Durante l'interazione, infatti, prevalgono gli automatismi della nostra mente, e il libero arbitrio non può essere esercitato.
L'introverso giudica negativamente (in senso morale e intellettuale) la maggior parte della gente e, a causa del suo profondo senso di giustizia, si sente inconsciamente in colpa per questo suo atteggiamento. Pertanto si aspetta di essere punito dalle persone che sono oggetto del suo giudizio negativo. Di conseguenza teme gli altri e non ha pace. Questa dinamica mentale è normalmnete inconscia.
Non sono convinto, né sicuro, di alcunché, seguo il mio spirito critico che mi porta a diffidare di qualunque teoria, e a dare una certa probabilità di verità (sempre inferiore al 100%) alle varie idee che incontro leggendo, e a quelle che formulo io stesso. Penso (e di questo sono quasi sicuro) che nessun autore (me compreso) sia sufficiente per capire il mondo, e che non tutto ciò che ogni autore dice sia interamente vero.
Una comunità a cui cerco di appartenere è quella dei saggi. Si tratta di una comunità senza segni esteriori, senza rituali e senza distinzioni. I suoi membri sono accomunati solo dal desiderio di conoscere la natura umana criticamente, cioè mettendo in discussione tutti i saperi tradizionali che la riguardano. In questa comunità lo status di ciascun membro è determinato soltanto dalla misura delle sue conoscenze in tal senso.
Ogni umano ha bisogno di cooperare con altri umani, ma è disposto a farlo solo con certi tipi di persone e in certi modi adatti alla propria personalità, alle proprie esigenze, e ai propri gusti. Perciò la cooperazione è a volte difficile, se non impossibile. Questa difficoltà può causare solitudine, incomprensione, frustrazione, sofferenza, rassegnazione, umiliazione, infelicità, tanto più, quanto più si è diversi dai tipi umani più comuni.
Quando leggo un post assurdo e pericoloso in un social network sono assalito da un dilemma: ignorarlo o commentare dicendo che si tratta di pericolose assurdità? Il problema è che nel secondo caso l'autore del post mi invita, anzi mi sfida, a confutare logicamente, con argomentazioni razionali, il contenuto del post. Tuttavia so che le mie confutazioni razioni non servirebbero a nulla (se non ad ottenere insulti) dato il bias cognitivo dell'autore del post, che difenderà a spada tratta il suo pensiero senza prendere in considerazione le mie argomentazioni, come mi è capitato centinaia di volte.
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