65 di 5067 aforismi scelti a caso e ordinati per lunghezza
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Ogni cosa, ognuno, appartiene al mondo.
Il soggetto possiede l'oggetto e/o è posseduto da esso.
Ciò che mi appartiene determina ciò a cui appartengo.
Ogni umano teme la perdita delle proprie appartenenze.
Le appartenenze valgono solo se riconosciute dagli altri.
Ogni umano è caratterizzato dalle proprie appartenenze.
Se ciò a cui appartengo va in rovina, anche io sono rovinato.
Disordine: situazione in cui le appartenenze non sono definite.
Essere in una relazione significa farne parte, cioè appartenere ad essa.
Appartenere a certe categorie implica il non appartenere a certe altre.
Qualsiasi cosa facciamo o pensiamo denota qualche nostra appartenenza.
Tutte le cose che percepiamo costituiscono anche segni di appartenenze.
Una gran parte delle attività umane consiste in rituali di appartenenza dissimulati.
Se una squadra vince, è come se vincesse ogni suo membro e ogni suo sostenitore.
La morte fa paura perché comporta la perdita di ogni appartenenza e di ogni possesso.
Per poter appartenere a certi gruppi o categorie sociali, ci devono appartenere certe cose.
In un certo senso (quello dell'appartenenza) andare ad un concerto è come andare a messa.
La psicoterapia dovrebbe aiutare il paziente a costruire nuovi insiemi e nuove appartenenze.
Se non fai come noi, non pensi come noi, non senti come noi; non sei dei nostri, sei straniero.
Ci sono appartenenze impossibili da cambiare, altre che possono essere cambiate parzialmente.
Appartenenza sociale e status costituiscono le motivazioni più importanti di ogni essere umano.
Potendo scegliere, preferiamo appartenere alle comunità in cui possiamo avere lo status più alto.
Regalare qualcosa a qualcuno significa rinunciare ad una proprietà in cambio della condivisione di una storia.
Invece di chiederti "chi sono?", chiediti "a quali gruppi e a quali categorie appartengo? Cosa/chi mi appartiene?”
Ci sono appartenenze impossibili da cambiare, altre che possono essere cambiate parzialmente, più o meno facilmente.
La gente acquista certi prodotti per la loro utilità pratica e/o perché essi esprimono appartenenze a certi insiemi sociali.
L'inconscio di ognuno grida continuamente: io voglio appartenere a certi insiemi e non voglio appartenere a certi altri insiemi!
Una causa di stress mentale è la discrepanza tra le appartenenze che il soggetto si attribuisce e quelle che altri gli attribuiscono.
L'uomo ha un profondo bisogno, più o meno consapevole, di appartenere a qualche cosa più grande, più forte e più duratura di se stesso.
Ognuno umano desidera appartenere a certe categorie e a certi gruppi sociali e non appartenere a certe altre categorie e a certi altri gruppi sociali.
L'appartenenza ad un insieme sociale non è un fatto binario (sì/no). Si può appartenere in una certa misura, che varia dallo zero al cento per cento.
Agire, subire, informare, informarsi, lasciarsi informare, danno luogo all'appartenere e al possedere, e questi danno luogo all'essere, cioè alle identità.
Ogni comunità è esclusiva e inclusiva allo stesso tempo. Inclusiva verso chi ne rispetta le regole (forme, norme, valori), esclusiva verso chi non le rispetta.
Il solo scopo per cui molte persone fanno un’infinità di cose è quello di affermare o confermare la loro appartenenza a certe categorie e a certi gruppi sociali.
È opportuno usare cautela nel rivelare le proprie appartenenze e non appartenenze, per evitare l'ostilità di coloro che appartengono ad insiemi rivali rispetto ai propri.
L'appartenenza di un'entità a certe categorie determina le proprietà dell'entità stessa, così come le proprietà di un'entità determinano la sua appartenenza a certe categorie.
Qualunque cosa facciamo denota l'appartenenza ad un certo insieme sociale, e il piacere che ne ricaviamo può essere un effetto dell'illusione di appartenere a quell'insieme.
A cosa appartengo secondo gli altri? A cosa appartengo secondo me? A cosa vorrei appartenere? Cosa possiedo secondo gli altri? Cosa possiedo secondo me? Cosa vorrei possedere?
Il verbo essere può, e dovrebbe, sempre essere sostituito dal verbo appartenere e/o possedere. Perché "essere" significa, appunto, appartenere a qualcosa e/o possedere qualcosa.
Le folle si formano perché le persone ne sono attratte, desiderano formarle e farne parte. Perché far parte di una folla fa sentire più grandi, più potenti, più giusti e invulnerabili.
Ogni comunità ha i suoi riti e rituali di appartenenza, i suoi giochi di status, le sue verità, la sua etica e la sua estetica. Possiamo chiamare tutte queste cose requisiti di partecipazione.
Ogni appartenenza necessità il rispetto di certe regole (forme, norme, valori) e la soddisfazione di certi requisiti (obblighi e divieti). In altre parole, ogni apppartenenza è condizionata.
Ogni cosa è certe cose in quanto appartiene a certe classi. L'appartenenza di una cosa ad una certa classe implica che quella cosa abbia certe relazioni e certe interazioni con certe altre cose.
L'aggettivo "strano" viene da molti usato per qualificare persone, cose o idee che ai loro occhi non appartengono ad alcuna categoria ad essi nota, ovvero appartengono alla categoria delle stranezze.
Ogni culto costituisce una classe di appartenenza sociale, e, come tale può soddisfare il bisogno di appartenenza presente in ogni essere umano, a prescindere dai contenuti e dalle forme del culto stesso.
Ogni umano ha bisogno di appartenere a qualche comunità e a qualche categoria umana. Il problema è a quali categorie e a quali comunità appartenere, considerando i contrasti tra categorie e tra comunità.
Per la felicità è meglio appartenere a un piccolo gruppo molto unito che a un grande gruppo poco unito. Ma il piccolo gruppo rischia di essere annientato dal gruppo più grande, invidioso dell'unità dell'altro.
Gli umani hanno bisogno di esprimere appartenenze e non appartenenze, ovvero di mostrare agli altri a quali gruppi e categorie appartengono o non appartengono, e chi/cosa appartiene o non appartiene loro.
Per capire perché le persone fanno ciò che fanno, un'ipotesi molto probabile è che stiano cercando di ottenere, dimostrare o conservare l'appartenenza ad una certa comunità e un certo status nella comunità stessa.
Quando osserviamo una foto, vediamo un film, leggiamo un articolo, dovremmo cercare di rispondere a queste domande: (1) Chi/cosa appartiene a chi/cosa? (2) Quali appartenenze sono compatibili, quali incompatibili?
La psicoterapia dovrebbe servire ad analizzare e modificare le apppartenrnze sociali del paziente, sia quelle che egli si attribuisce, sia quelle che egli ritiene che gli altri gli attribuiscano, sia quelle che egli attribuisce agli altri.
Fare una cosa di un certo tipo significa anche dimostrare di appartenere alla categoria di persone che fanno quel tipo di cose. A volte questa dimostrazione di appartenenza è più importante e più significativa della cosa che si fa.
Per ognuno sono importanti non solo le proprie appartenenze ma anche quelle altrui, anzi, è importante il confronto tra tali appartenenze. Inoltre ognuno, se potesse, cercherebbe di cambiare non solo le proprie appartenenze, ma anche quelle altrui.
Le appartenenze sono fondamentali nelle interazioni tra individui in quanto da esse dipendono diritti, doveri, gerarchie, solidarietà, conflitti, comprensioni, incomprensioni, limiti, libertà ecc. Chi stabilisce tali appartenenze? Quali conflitti e discrepanze le riguardano?
Ogni insieme a cui apparteniamo ci appartiene in una certa misura, in quanto possiamo disporne per trarne dei vantaggi. Se non fosse così, non ci sarebbe alcun vantaggio, alcun interesse, a far parte di qualche insieme, e perciò non ne faremmo parte se non fossimo costretti a farlo.
Ogni umano presume delle appartenenze, cioè presume a chi/cosa ogni persona o cosa appartenga, e chi/cosa appartenga ad ogni cosa o persona. Questo vale anche per se stesso, cioè ognuno presume di appartenere a certe cose o persone, e che certe cose o persone gli appartengano.
Ogni messaggio è una richiesta o la risposta ad una richiesta, e ogni richiesta è una richiesta di appartenenza. La richiesta può essere un comando o una supplica. Il messaggio può essere del tipo «ti chiedo di (non) appartenere a Y» oppure del tipo «ti chiedo di accettare che io (o una certa cosa X) (non) appartenga a Y».
L'uomo non può vivere al di fuori di una comunità. Pertanto, se è insoddisfatto della comunità in cui vive, ha queste opzioni: (1) sopportare l'insoddisfazione, (2) emigrare in una comunità più adatta a sé, (3) riformare la comunità in cui vive, (4) formare una nuova comunità, (5) una combinazione delle opzioni precedenti.
L'inconscio «ragiona» per insiemi e parti di insiemi, nel senso che per esso nulla esiste se non come parte, o membro, di qualche insieme; e ogni cosa, idea o persona possiede, implica e comporta le qualità, le caratteristiche, le proprietà, le attrazioni, le repulsioni e gli antagonismi degli insiemi (fisici o logici, concreti o astratti, formali o sostanziali) a cui essa appartiene.
Ogni cosa, persona o informazione appartiene a qualche insieme di cose, persone e/o informazioni caratterizzato da certe proprietà, e costituisce un insieme di cose, persone e/o informazioni. Ogni appartenenza implica certe proprietà e/o certe relazioni o interazioni. Due cose, persone o informazioni che interagiscono e/o sono tra loro in relazione costituiscono un insieme a cui entrambe appartengono.
Una comunità a cui cerco di appartenere è quella dei saggi. Si tratta di una comunità senza segni esteriori, senza rituali e senza distinzioni. I suoi membri sono accomunati solo dal desiderio di conoscere la natura umana criticamente, cioè mettendo in discussione tutti i saperi tradizionali che la riguardano. In questa comunità lo status di ciascun membro è determinato soltanto dalla misura delle sue conoscenze in tal senso.
Se è vero, come io penso, che l’uomo abbia un profondo bisogno di appartenere a cose più grandi, più forti e più durature di se stesso, allora c’è da aspettarsi che egli provi un grande piacere quando tale appartenenza si realizza (realmente o illusoriamente, oggettivamente o immaginariamente, fisicamente o logicamente), e che provi una grande sofferenza quando tale appartenenza si dissolve o viene negata da altri umani.
Noi umani abbiamo bisogno di appartenere a cose più grandi e più durature di noi, e di avere conferme di tali appartenenze. Infatti la percezione di non appartenere ad un insieme di ordine superiore (di tipo sociale e/o religioso) è per molti causa di ansia, panico o depressione. D'altra parte il senso di appartenenza che una persona prova può essere più o meno veritiero o illusorio in quanto basato su espressioni e rituali più o meno sinceri e più o meno consistenti.
Chi è (o sente di essere) parte di un insieme tende a credere (consciamente o inconsciamente) di essere l'insieme stesso. Infatti l'inconscio, a mio avviso, non riesce a distinguere un insieme dalle singole parti che lo compongono, cioè non riesce a dividere un insieme in parti autonome. Tale divisione è possibile solo alla ragione cosciente. È così che a volte qualcuno crede in cuore suo di essere il mondo intero, o Dio stesso, e gode la libido della fusione mistica con il tutto.
I rituali (cioè le ripetizioni di gesti e di comportamenti canonici tipici di certe classi o di certe comunità) servono soprattutto, o esclusivamente, a confermare (consciamente o inconsciamente) l'appartenenza di chi li pratica alle classi o alle comunità ad essi associate. In tal senso essi riducono l'ansia da non appartenenza o da dubbio di appartenenza, ovvero da carenza di identità sociale, e tale riduzione di ansia può essere fonte di piacere. Questo spiega il successo e la persistenza dei rituali.
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