68 di 4739 aforismi scelti a caso e ordinati per lunghezza
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Umano significa sociale.
La società è come un puzzle semi-composto.
Il denaro è il sangue della società industriale.
La società è una gabbia da cui è pericoloso uscire.
A volte si fanno certe cose solo per far parte di qualcosa.
Nei riti le forme sono molto più importanti dei contenuti.
Ci sono persone che conoscono solo la legge del più forte.
Per molti, annoiarsi insieme è meglio che divertirsi da soli.
Io appartengo al gruppo dei non appartenenti ad alcun gruppo.
Società = cooperazione + competizione + imitazione + selezione.
La gente non vuole migliorare la società, ma il suo posto nella società.
Ogni comunità ha un senso di superiorità verso coloro che non vi appartengono.
Condividere le stesse false credenze è un importante fattore di coesione sociale.
La vita sociale è un gioco le cui regole sono scritte raramente e in modo poco chiaro.
Chi non fa nulla per migliorare la società è corresponsabile dello stato in cui essa si trova.
Desideriamo il successo perché ci aspettiamo che ci renda più desiderabili e più competitivi.
C'è qualcosa di più pericoloso delle armi di distruzione di massa: le armi di distrazione di massa.
Ogni cultura contiene norme che servono a conservarla, cioè a impedire che possa essere cambiata.
La società è come un puzzle di cui uno può far parte solo se ha una forma adatta alle forme degli altri.
La vita sociale (e psichica) è tutta qui: con chi giocare, a quali giochi, con quali regole e a quali condizioni.
In un paese incivile, la maggioranza della gente è più tollerante verso gli incivili che verso chi critica l'inciviltà.
Difficilmente la società può migliorare se non c'è un sufficiente numero di persone disposte a cambiare mentalità.
L'uomo è un sistema di agenti fisici e mentali, e la società un sistema di esseri umani, dunque un sistema di sistemi.
Cristo fu condannato a morte perché disturbava. Lo stesso è accaduto a tanti altri disturbatori dell'ordine costituito.
La società è un gioco le cui regole sono nascoste, dissimulate, mistificate, inconsce, crudeli verso chi non le rispetta.
Siamo circondati da gente stupida e cattiva che approfitta della democrazia e della libertà per condurci alla dittatura.
Ci sono tre diversi tipi di eroi: gli eroi dell'obbedienza, quelli della ribellione e quelli della creazione di nuove regole.
I gusti non sono solo gusti, ma anche comunità in cui quelli che hanno gusti simili si ritrovano e si distanziano dagli altri.
Una cultura è anche un catalogo di riti e giochi a cui si può partecipare insieme con altre persone per confermare la coesione sociale.
Molte spiegazioni dei fenomeni sociali sono semplificazioni riduttive di una realtà molto più complessa di quanto possiamo concepire.
L'uomo ha bisogno di partecipare frequentemente a riti sociali per confermare la propria appartenenza all'umanità e a certe comunità.
Facebook è la vox populi della nostra epoca, una voce incontrollata quanto potente, da cui dipendono anche le sorti delle democrazie.
Ogni umano vorrebbe occupare un certo posto nella società, ma tale desiderio è realizzabile solo se gli altri membri della società glielo permettono.
Visto che l'uomo ha bisogno di riti per confermare la sua appartenenza sociale, inventiamo dei riti intelligenti e produttivi per sostituire quelli stupidi.
La società umana ha tre anime: una cooperativa, una competitiva e una selettiva, a volte in guerra tra loro, a volte alleate, a volte palesi, spesso nascoste.
"Credere, obbedire, combattere" è stato sostituito da "Credere, obbedire, comprare". Siamo infatti tutti più o meno manipolati da preti, politicanti e commercianti.
Ogni umano ha bisogno di occupare un posto nella società, adatto alla propria personalità, alle proprie capacità e alla propria competitività, e riconosciuto dagli altri.
Qualunque cosa facciamo dovrebbe essere compatibile con la nostra comunità interiore e con quelle reali di cui siamo membri. Altrimenti potremmo avere fastidiosi sensi di colpa.
Una società è costituita dalla propria gente, ovvero dagli esseri umani che la compongono, oltre che dalle istituzioni e dalle risorse culturali e materiali che la gente usa e consuma.
Chi non fa parte di una certa comunità può permettersi di vederla senza pregiudizi né obblighi di fedeltà, e di criticarla in modi che i suoi membri troverebbero arroganti e offensivi.
L'uno per cento della popolazione mondiale possiede circa il cinquanta per cento della ricchezza totale. Questo dovrebbe sollevare qualche domanda sulla salute mentale dell'umanità.
L'ordine sociale si basa sulle differenze, non sulle uguaglianze; sulle differenze di ruoli e di responsabilità, e dei conseguenti diritti e doveri. L'indifferenziazione è la madre del caos.
Quasi nessuno si lamenta per il fatto di essere nato in una certa famiglia e in certo paese, e quasi tutti accettano e onorano entrambe le cose come se non avessero potuto avere di meglio.
Chi non è affiliato a qualche fan-club (politico, religioso, filosofico, sportivo, estetico ecc.) non esiste socialmente se non come consumatore ed (eventualmente) fornitore di beni o servizi.
La sovrappopolazione umana è dannosa non solo perché depaupera e inquina la biosfera, ma anche perché esaspera la competizione e induce le persone a odiarsi e ad aggredirsi reciprocamente.
Il piacere di essere alla moda è legato alla paura di non esserlo. Infatti essere alla moda costituisce un bisogno, perché il non esserlo potrebbe essere causa (reale o percepita) di emarginazione sociale.
Quello che le tragedie greche insegnavano al popolo non erano solo particolari prescrizioni morali, ma il principio generale per cui un individuo non è libero di non rispettare, le leggi della propria comunità.
Far parte di una società (bisogno umano fondamentale dovuto alla nostra interdipendenza) significa occupare un posto e avere una funzione, un ruolo, un valore, riconosciuti dagli altri membri della società stessa.
Gli animali rapaci di solito non attaccano gruppi di prede ma solo animali isolati. Anche per questo gli esseri umani cercano di muoversi all'interno di gruppi e di presentarsi come membri di gruppi piuttosto che come individui soli.
Ogni volta che facciamo o diciamo qualcosa che gli altri non capiscono o che contraddice le opinioni altrui, rischiamo l'emarginazione sociale. Per questo i più evitano di dire o fare cose che gli altri non capiscono o non condividono.
Se è vero che l'uomo è un animale sociale, esso ha una profonda paura (conscia o inconscia) di essere escluso dalla società. Infatti gran parte del suo comportamento è motivato dalla ricerca della sicurezza contro il rischio dell'esclusione sociale.
Ogni cultura è piena di narrazioni a cui vengono dati significati spesso totalmente arbitrari, infondati, variabili e volatili, la cui condivisione è tuttavia fattore di coesione sociale, indipendentemente dal loro reale significato o dall'assenza di significato.
Yuval Harari ci insegna che, da sempre, ciò che unisce gli umani e permette l'organizzazione sociale è la condivisione, non di verità, ma di narrazioni, indipendentemente dal loro grado di verità. Anzi, si è visto in molti casi che le falsità uniscono più delle verità.
Che fare per risolvere i problemi della società? Studiare la natura umana, la quale è la causa prima di tutti i mali della società. Nonostante sia il tema più importante, esso è tra i meno studiati con un approccio scientifico a causa delle pressioni religiose e politiche.
L'illusione di far parte integrante e attiva di una comunità sana e forte è fonte di sicurezza e di piacere, e tutto ciò che conferisce tale illusione (cioè la rappresentazione e la celebrazione delle forme e dei rituali della comunità) ha un grande valore per i soggetti interessati.
La società reale è costituita dall'interazione reale tra esseri umani reali viventi. La società virtuale è specifica di ciascun essere umano, ed è costituita da interazioni immaginarie tra esseri umani reali o fittizi. Ogni essere umano è continuamente impegnato in interazioni sociali reali e virtuali.
La maggior pare della gente non ha tempo da dedicare alla crescita personale né al miglioramento della società perché è troppo occupata a sopravvivere in quella attuale, di cui è sostanzialmente schiava perché deve lavorare, occuparsi dei familiari, ed evitare il cattivo giudizio altrui e l'isolamento sociale.
Una cosa che generalmente manca nella nostra cultura è, a mio parere, la motivazione a progettare insieme una nuova società, più soddisfacente di quella attuale. Qualcuno si lamenta debolmente di ciò che non lo soddisfa, mentre la maggioranza accetta come inevitabile la situazione sociale e la competizione di tutti contro tutti.
Spirito: «Uomo, perché hai fatto ciò che hai fatto?» Uomo: «Perché mi è piaciuto farlo.» Spirito: «E perché ti è piaciuto farlo?» Uomo: «Perché mi ha fatto sentire libero dalle costrizioni sociali.» Spirito: «Uomo, pagherai cara questa ribellione! Pensare di liberarsi dalle costrizioni sociali è un’arroganza che non resta a lungo impunita.»
Non si può convivere né cooperare senza rispettare delle regole. Il problema è: quali regole, e chi le stabilisce. Ognuno vorrebbe contare il più possibile nella definizione delle regole, ma solo i più potenti contano in tal senso. Di conseguenza ognuno vorrebbe (consciamente o inconsciamente) essere più potente possibile rispetto agli altri.
Quando in una società le risorse indispensabili o desiderabili non sono sufficienti per tutti, e non sono divisibili in parti uguali, chi/cosa decide a chi esse debbano essere attribuite? Estrazione a sorte o meriti? Nel secondo caso, chi giudica i meriti? È possibile scegliere democraticamente chi debba essere escluso dalla distribuzione delle risorse?
La vita sociale consiste nel continuo confrontarsi di volontà individuali, più o meno concordanti o discordanti, convergenti o divergenti, conflittuali o consensuali. Volontà che si affermano o si ritirano attraverso battaglie e compromessi, alleanze e opposizioni, cooperazioni e competizioni, intese e fraintendimenti, e negoziazioni più o meno pacifiche o violente.
I riti (formali, informali, religiosi, civili, folcloristici, sportivi, artistici ecc.) hanno un effetto stupefacente sui partecipanti. L'intensa e concentrata soddisfazione del bisogno di appartenenza che i riti producono inibisce più o meno profondamente la capacità critica e analitica nei confronti dei contenuti del rito stesso e di tutto ciò che unisce i membri della comunità intenta a celebrare se stessa.
Nel profondo della psiche, e anche in superficie (ovvero nell'inconscio e nel conscio) vi è la constatazione della nostra totale dipendenza dagli altri, per cui non possiamo comportarci in modi che abbiano come conseguenza la nostra emarginazione sociale. Da questa constatazione di base derivano gran parte dei nostri comportamenti esteriori e interiori consci e inconsci, e i nostri sentimenti morali.
Ogni essere umano ha una certa idea della società in cui vive, dei ruoli che ciascuno vi esercita e di quelli che ciascuno vorrebbe esercitarvi, a cominciare da se stesso. Le differenze tra i presunti ruoli attuali di ciascuno e quelli da lui desiderati costituiscono le dinamiche psicologiche individuali e sociali. Tuttavia le idee sui ruoli attuali e quelli desiderati possono essere ingannevoli e illusorie, ovvero più o meno realistiche.
La società è un ecosistema dove ogni essere umano vorrebbe avere un posto adatto al proprio temperamento, al proprio carattere, ai propri limiti e alle proprie capacità, per poter soddisfare i propri bisogni senza troppe difficoltà. Questo desiderio può essere soddisfatto solo se gli altri ce lo permettono e se noi lo permettiamo agli altri, perché la società non è un ente esterno, ma è costituita da ognuno di noi. Infatti, essere accettati dagli altri è un bisogno primario che condiziona tutti gli altri.
La vita sociale è regolata da modelli di interazione, di partecipazione e di integrazione, che gli individui assumono per imitazione, e attraverso i quali interagiscono con i loro simili. Ad ogni transazione viene attribuito un significato facendo riferimento a qualche modello sociale. Quando non si trova un modello corrispondente, la transazione viene considerata strana o violenta. I mass media presentano modelli sociali pronti da imitare, da indossare, con ruoli predefiniti da assumere, che promettono una soddisfacente partecipazione sociale.
Nei dialoghi e nelle conversazioni, la società, con le sue forme, i suoi linguaggi e le sue regole, è sempre presente come riferimento e come contesto che dà significato e valore a tutto ciò che viene detto. D'altra parte, ciò che viene detto serve anche a dimostrare e a confermare l'appartenenza e la conformità dei parlanti alla società in certi ranghi e in certi ruoli. In altre parole, noi parliamo non solo per raccontare fatti reali o presunti che ci riguardano in quanto membri di una società, ma, al tempo stesso, per confermare la nostra identità e la nostra dignità sociale.
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