81 di 4736 aforismi scelti a caso e ordinati per lunghezza
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La libertà è imprevedibile.
Solo ciò che è casuale è libero.
L’inconscio limita la libertà dell’io.
Chi ama la sua prigione si sente libero.
Libertà e solitudine crescono di pari passo.
Si può essere schiavi del bisogno di libertà.
Sentirsi liberi non significa esserlo davvero.
Il tradimento è una scelta unilaterale di libertà.
Liberarsi è un piacere che richiede un vincolo.
La libertà dovrebbe essere un mezzo, non un fine.
La schiavitù può essere confortevole, perfino piacevole.
Libertà è facoltà e diritto di reagire in modo imprevisto.
Ogni rapporto sociale ha un prezzo in termini di libertà.
Chi non si fa domande sul proprio libero arbitrio, non lo esercita.
Non possiamo essere liberi, ma possiamo cambiare i nostri legami.
Per certe persone libertà significa diritto di imporre agli altri i propri valori.
La libertà deve essere sempre relativa. La libertà assoluta coincide col nulla.
Il libero arbitrio (se esiste) è stancante, perciò non si può esercitare a lungo.
La libertà totale scioglie ogni legame, compresi quelli di cui abbiamo bisogno.
La libertà è un'illusione, sebbene qualcosa ci costringa a credere che non lo sia.
L'uomo vuole essere libero di rimanere schiavo, ignorante, illuso, irresponsabile.
Noi non gradiamo la libertà altrui se essa viene usata per fare cose a noi sgradite.
Per vivere al meglio bisogna conoscere i propri limiti e i propri margini di libertà.
La libertà è pericolosa. Perciò conviene limitarla scegliendo i limiti più adatti a sé.
Per star bene bisogna liberare ciò che è troppo legato e legare ciò che è troppo libero.
Dovremmo cercare di conoscere i nostri limiti e le possibilità e impossibilità di superarli.
Solo la morte ci rende liberi. Finché siamo in vita dipendiamo dalla cooperazione altrui.
Abbiamo paura di essere liberi di comportarci in modo asociale e di subirne le conseguenze.
Non so se il libero arbitrio esista. Nel dubbio, mi comporto come se esistesse, almeno per me.
Chi conosce solo la propria schiavitù, fisica e/o mentale, teme la libertà in quanto sconosciuta.
La libertà, senza la capacità di usarla saggiamente e creativamente, può essere inutile o dannosa.
Il libero arbitrio è limitato dalle, e alle, opzioni che in ogni momento la vita ci offre e ci toglie.
Tutto ciò che non è casuale non è libero, perché è soggetto a leggi o logiche. Solo il caso è libero.
Il libero arbitrio consiste nello scegliere a quali forze (interne ed esterne) obbedire e a quali resistere.
Voglio sapere, momento per momento, quali siano i miei margini di libertà e ciò a cui non posso sfuggire.
Esercitare il libero arbitrio significa scegliere liberamente con chi/cosa/come interagire, momento per momento.
I sorrisi sui volti di certi monaci dimostrano quanto la rinuncia alla libertà possa essere per certe persone fonte di serenità.
Credere di essere più liberi di quanto realmente si è può avere conseguenze dolorose, come pure credere di esserlo di meno.
La libertà dell'uomo è molto limitata, e la saggezza consiste soprattutto nella conoscenza dei propri limiti, obblighi e divieti.
Se l'uomo è libero, è anche libero di rinunciare alla propria libertà per soddisfare i propri bisogni o per sedare le proprie paure.
La questione sul libero arbitrio non è se esso esiste o non esiste, ma in che misura può esistere, in quali circostanze e con quali limiti.
La libertà è sempre relativa, soggettiva e limitata. Ciò che fa sentire libera una persona, a me può far sentire prigioniero, e vice versa.
Il libero arbitrio consiste nella volontà/nolontà di interagire in un certo modo e in un certo momento con una certa persona, cosa o idea.
Libertà e solitudine si accompagnano perché ci sono tante cose che a un umano è vietato fare, dire e perfino pensare in compagnia di altri.
Se è vero che il passato influenza il futuro, le nostre scelte sono influenzate dal nostro passato. Infatti il nostro passato limita la nostra libertà.
Libertà e competitività sono interdipendenti. Infatti per essere liberi è necessario essere competitivi, e per essere competitivi è necessario essere liberi.
La ferrovia è un esempio di come una limitazione di libertà (i binari che impongono un certo percorso) possa essere molto produttiva per un certo scopo.
Per libertà di pensiero non dovremmo intendere l'assenza di divieti di pensare a particolari temi o di credere in particolari cose, ma la facoltà di pensare al di fuori degli schemi condivisi e consueti.
Se il libero arbitrio non esiste, accetto il mio destino. Se esiste, scelgo le opzioni che mi fanno star meglio. Se esiste parzialmente, faccio entrambe le cose. Nel dubbio, prendo per buona la terza ipotesi.
Per noi umani, libertà non è poter fare qualsiasi cosa, ma poter fare le cose che ci piace fare. In ogni caso, sia la natura, sia la società, limitano fatalmente le nostre libertà, e di conseguenza i nostri piaceri.
L'uomo è sempre stato, direttamente o indirettamente, consciamente o inconsciamente, diretto da altri esseri umani. Questo assicura una certa moralità. Un uomo totalmente libero sarebbe troppo pericoloso.
La libertà fondamentale di un essere umano è quella di scegliere dove guardare e con chi o cosa interagire. Tale libertà è limitata dalle sue paure consce e inconsce che gli sottraggono una quantità di opzioni.
Ciò che possiamo fare o pensare momento per momento dipende molto da ciò che ci sta accadendo, cioè dagli stimoli che stiamo ricevendo. Più in generale, dipende dalle interazioni in atto tra noi ed altri enti.
Solo ciò che è casuale è libero. Tutto il resto è soggetto a leggi o logiche non casuali, cioè predefinite. In tal senso il libero arbitrio è libero solo nella misura in cui è casuale, ovvero nelle sue componenti casuali.
La libertà più grande che un umano possa esercitare è quella di uccidersi, sebbene molti suicidi avvengano involontariamente, impulsivamente, per disperazione, e non come conseguenza di una scelta libera e serena.
A mio avviso, in un certo senso, siamo tutti personaggi in cerca di autore, un autore (dio o daimon) che ci dica cosa fare e cosa dire, cosa non fare e cosa non dire, evitandoci l'angoscia di dover decidere con il nostro libero arbitrio.
Il libero arbitrio consiste nella capacità e nella volontà di sorvegliare e di neutralizzare selettivamente le proprie risposte cognitivo-emotive agli stimoli esterni e interni. Si può esercitare quando ci si ricorda di farlo e finché lo si desidera.
Esercitare il libero arbitrio significa scegliere consapevolmente e volontariamente a cosa pensare e con chi/cosa/come interagire. Tale scelta è limitata alle opzioni di pensiero e di interazione di cui si è consapevoli nel momento della scelta.
Quanto più una persona è considerata libera, cioè dotata di libero arbitrio, tanto più essa può essere oggetto di giudizio morale. Infatti la negazione dell'esistenza del libero arbitrio induce alla tolleranza, alla comprensione, e alla compassione.
La parola "libertà" da sola non significa nulla. Bisogna sempre aggiungere un complemento e un contesto, bisogna dire "libertà di ..." oppure "libertà da ...", "libero di ..." o "libero da ...". Anche io, sbagliando, spesso uso la parola "libertà" senza complementi.
Quanto più una società è libera, tanto più gli interessi, i gusti e i punti di vista delle persone che ne fanno parte tendono a differenziarsi, e tanto più diventa difficile per un individuo conoscere, capire e condividere gli interessi, i gusti e i punti di vista altrui.
Per esercitare il libero arbitrio (ammesso che sia possibile) è necessario essere liberi da emozioni e da motivazioni, ma in tal caso nessuna libera scelta avrebbe senso. Infatti una scelta è sensata, cioè non è casuale, solo se risponde a una emozione o a una motivazione.
Esercitare il libero arbitrio (ammesso che questo esista) significa scegliere con conoscenza di causa. Quanto meno si conoscono le opzioni disponibili e le loro conseguenze, tanto meno libera è la scelta. Il libero arbitrio (se esiste) è dunque sempre relativo a tali conoscenze e possibilità, e da esse limitato.
Quando non c'era libertà di pensiero, tutti la pensavano allo stesso modo e perciò la vita era più semplice, anche se più dura. Oggi, grazie alla nostra libertà di pensiero la vita è più facile, ma ognuno la pensa a modo suo, tutti disprezzano coloro che la pensano in modo diverso dal proprio e siamo tutti più divisi.
Il libero arbitrio (ammesso che esista) consiste nello scegliere in quale ambiente stare, se interagire o non interagire, con chi interagire o non interagire, e se continuare o smettere di interagire. Durante l'interazione, infatti, prevalgono gli automatismi della nostra mente, e il libero arbitrio non può essere esercitato.
Noi non pensiamo né agiamo liberamente perché dal modo in cui pensiamo e agiamo dipendono gli atteggiamenti altrui nei nostri confronti. In altre parole, il nostro posto nella società e la nostra reputazione dipendono dal mondo in cui pensiamo e agiamo. Tale dipendenza determina un'autocensura inconscia dei nostri pensieri.
Se riuscissimo ad esercitare un libero arbitrio non influenzato da sentimenti o interessi, saremmo in preda ad un profondo sconforto, non sapendo dove una libertà così totale potrebbe condurci. E allora, per neutralizzare l'angoscia, ci troveremmo a scegliere se rientrare nella nostra abituale gabbia mentale o cercarne una nuova.
Il libero arbitrio non esiste, perché noi scegliamo necessariamente ciò che crediamo soddisfi più e meglio i nostri bisogni, ovvero ciò che più e meglio diminuisca i nostri dolori e aumenti i nostri piaceri. Dolori e piaceri possono essere di vario tipo: immediati e differiti, fisici e logici, realistici e illusori, sensibili e immaginari ecc.
A mio parere, ogni causa è conseguenza di un'altra causa, ovvero non esistono cause prime. Ogni evento è puramente causale, puramente casuale o in parte causale e in parte casuale. Suppongo che anche il libero arbitrio rientri in questo paradigma, ovvero che non sia una causa prima, e che sia in parte causale e in parte casuale.
Le cose avvengono per caso e/o per effetto di leggi e/o di logiche (cioè programmi). Questo vale anche per l'esercizio del libero arbitrio. Solo il caso è veramente libero nel senso di imprevedible. Le leggi e le logiche possono offrire margini di libertà se prevedono o consentono una o più scelte casuali accanto a quelle obbligate.
L’individuo senza gli altri, senza una società, senza una cultura, non vale nulla, non conta nulla, non può sopravvivere, non può soddisfare i suoi bisogni e non può essere felice. Noi esseri umani siamo tutti interdipendenti, dall’inizio alla fine della nostra vita. In tal senso, nessuno di noi è libero, se non per brevi intervalli di tempo.
Mai come nella nostra epoca siamo stati liberi politicamente, moralmente e tecnicamente, ma la maggiore libertà (conquistata o ottenuta gratuitamente) ci ha reso più individualisti e soli, e sta disgregando la società, perché non ci sentiamo più obbligati ad unirci e organizzarci per un fine comune, per combattere uno stesso nemico o semplicemente per sopravvivere.
Esercitare il libero arbitrio significa arbitrare tra esigenze contrastanti. Per esercitare saggiamente il libero arbitrio occorre conoscere le esigenze in conflitto e le possibili conseguenze negative o positive della frustrazione o soddisfazione di ciascuna di esse. Ciò può essere talmente complicato e difficile che spesso preferiamo lasciare l'arbitrio, cioè la scelta, all'inconscio o al caso.
Siamo più liberi e meno liberi di quanto crediamo. In altre parole, la nostra reale libertà è diversa da quella che crediamo di avere. Infatti non siamo liberi di necessitare ciò di cui abbiamo bisogno, di volere ciò che vogliamo, di desiderare ciò che desideriamo, di amare ciò che amiamo, di odiare ciò che odiano, ma siamo liberi di raggiungere i nostri scopi in vari modi, più o meno efficaci, utili o dannosi.
La libertà di pensiero è un’illusione, dato che i pensieri sono limitati da schemi mentali precostituiti, i quali definiscono i possibili contesti, i significati degli elementi che li costituiscono e le rispettive valenze sociali. Uscire dagli schemi noti è difficile e pericoloso perché non si sa dove tale libertà potrebbe portare, né come potrebbe essere interpretata e giudicata dagli altri. La creatività richiede coraggio e/o incoscienza.
La libertà dell'uomo è al tempo stesso limitata e illimitata. Illimitata perché possiamo fare un'infinità di cose (per esempio, c'è un'infinità di luoghi che possiamo esplorare, di libri che possiamo leggere e di persone che possiamo incontrare); limitata perché non possiamo fare qualsiasi cosa, in qualsiasi modo e in qualsiasi momento, ma solo certi tipi di cose, in certi modi, in certi luoghi, in certi momenti, in certe quantità e a certe velocità.
La mia libertà è limitata, come per ogni altro essere vivente. Posso fare certe cose e non posso fare certe altre cose. Posso fare certe cose in certi modi e non posso farle in altri modi. Fare certe cose in certi modi mi fa star bene, mentre fare certe altre cose, o fare le stesse cose in certi altri modi, mi fa star male. Non so bene cosa mi convenga fare e cosa non fare per star meglio, ma presumo che mi convenga migliorare le mie conoscenze a tale riguardo.
La libertà dell'uomo consiste nel poter obbedire ai propri istinti e soddisfare i propri bisogni e desideri. Istinti, bisogni e desideri che l'uomo non può cambiare a sua volontà. Tuttavia un uomo può sentire il bisogno di cambiare alcune sue motivazioni e obbedire a tale bisogno. La volontà è infatti soggetta al bisogno, vale a dire che l'uomo vuole ciò che ha bisogno di volere. Come diceva Schopenhauer, l'uomo può fare ciò che vuole, ma non può volere ciò che vuole.
A mio parere il cosiddetto libero arbitrio non è libero in quanto noi scegliamo sempre in base ad una logica (conscia o inconscia), e precisamente quella che riteniamo (consciamente o inconsciamente) più adatta e appropriata per soddisfare i nostri bisogni. Insomma la scelta è obbligata in base ai nostri bisogni e alle nostre logiche di soddisfazione. Quindi noi siamo liberi da un punto di vista esterno, ma "regolati" da logiche da un punto di vista interno. Anche se cambiamo una logica lo facciamo seguendo una (altra) logica.
L'uomo esercita il libero arbitrio (ammesso che questo non sia solo un'illusione) non casualmente ma secondo certi criteri (morali, utilitaristici, edonistici ecc.). Tali criteri costituiscono il "programma" che regola il comportamento dell'individuo. Sono criteri che non ha fissato lui. O meglio, quando gli capita di fissare dei criteri, lo fa non a caso, ma secondo certi criteri stabiliti da altri umani o dalla natura. Insomma, il nostro comportamento o è casuale, o rispetta certi criteri, cioè programmi che noi abbiamo scritto (consciamente o inconsciamente) seguendo criteri altrui.
Non c'è mai stato accordo, tra i filosofi, e nemmeno tra gli scienziati, sull'esistenza del libero arbitrio. Pertanto potrebbe non esistere affatto, esistere sempre o esistere più o meno raramente. Io propendo per la terza ipotesi, che però resta solo una ipotesi di lavoro, in quanto una dimostrazione scientifica o logica non è (ancora) possibile. Più precisamente suppongo che esso sia più o meno possibile e più o meno frequente da persona a persona, e, in una stessa persona, avere una frequenza variabile. Non saprei nemmeno dire se il libero arbitrio sia volontario o involontario.
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